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L’inquinamento da plastica, i danni per l’ambiente

Secondo l'Ocse nel mondo solo il 15% dei rifiuti di questo genere viene riciclato, il 25% viene avviato a recupero energetico, mentre il 60% finisce in discarica o bruciato all’aperto
di Silvia Capone

Dal 1972 il 5 giugno si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente, che quest’anno è dedicata alla sensibilizzazione sul tema dell’inquinamento da plastica monouso, che compromette gli oceani e altri ambienti marini. Secondo l’Unep, il programma per l’Ambiente dell’Onu, ogni anno vengono riversati negli oceani 8 milioni di rifiuti plastici per 13 milioni di tonnellate di plastica complessiva. Si stima che nel mondo il 50% della plastica totale sia monouso, con un consumo preoccupante di sacchetti, fino a 5 trilioni in un anno, e di bottigliette: ogni minuto nel mondo ne vengono acquistate 1 milione, con un’espansione del 20% prevista nel 2021. La vendita crescente costituisce un pericolo per l’ambiente soprattutto perché solo meno della metà dei 480 miliardi di bottiglie vendute nel 2016 è stato riciclato e appena il 7% delle unità recuperate avrà una nuova vita come bottiglia di plastica.

La questione del riciclo di materiali plastici è al centro dell’ultimo rapporto Ocse, secondo cui nel mondo solo il 15% dei rifiuti di questo genere viene riciclato, il 25% viene avviato a recupero energetico, mentre il 60% finisce in discarica o bruciato all’aperto. Se per esempio Paesi quali gli Stati Uniti riciclano solamente il 10% della plastica prodotta, l’Europa può vantare una percentuale di rifiuti riciclati ben sopra la media, il 30%.
Nota la deriva preoccupante che il marine litter, l’emergenza rifiuti nei mari, sta avendo, l’Unione europea, nonostante i risultati sopra la media globale, ha proposto una direttiva secondo cui, entro il 2025 gli stati membri dovranno raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande, introducendo sistemi quali la cauzione-deposito, così da evitare l’emissione di 3,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, danni ambientali per un costo equivalente pari a 22 miliardi di euro entro il 2030 e, riscontro tangibile, generare risparmi per i consumatori fino a 6,5 miliardi di euro.
Il problema dell’inquinamento marino della plastica coinvolge in particolar modo l’Italia: secondo recenti indagini di Legambiente, il 96% dei rifiuti galleggianti nei nostri mari è plastica, corrispondenti ad una densità pari a 58 rifiuti per ogni chilometro quadrato di mare con punte di 62 nel mar Tirreno. L’inquinamento marino da plastica è un tema sul quale l’Italia ha fatto da apripista, con leggi ed emendamenti per contrastare l’uso della plastica monouso e classificandosi come uno dei paesi più avanzati nella green economy e nell’economia circolare, secondo cui gli scarti di un’impresa diventano materie prima per un’altra. Per l’Eurostat quasi un quinto del totale è rappresentato da materiale circolare.

 

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