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Prove Invalsi, permane il divario Nord-Sud

Il rapporto del Miur evidenzia profonde differenze tra i risultati ottenuti dagli alunni delle varie regioni
di Redazione

Finiti gli esami scritti il Miur ha rilasciato il Rapporto Nazionale Prove Invalsi 2018, in cui sono presentati i risultati del campione di ragazzi italiani che hanno sostenuto i test, costituito da 28.314 studenti di seconda primaria, 29.371 studenti di quinta primaria, 31.300 studenti di terza secondaria di primo grado, 48.664 studenti di seconda secondaria di secondo grado. Dall’analisi dei risultati nazionali è emerso che in media gli studenti che ottengono risultati adeguati o più elevati sono solo il 65,6% in italiano, il 59,9% in matematica, il 73,9% inglese-reading e il 56% in inglese-listening.

Analizzando la media nazionale, il rapporto evidenzia profonde differenze tra i risultati ottenuti dagli alunni delle varie regioni, in particolar modo emerge che in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna più della metà degli studenti si trovano ad un livello inferiori di quello richiesto dalle indicazioni nazionali, vedendo punte di 60-65% di ragazzi delle medie al di sotto dei traguardi necessari.

Una delle novità di quest’anno, oltre il voto che non sarà media di esame finale, è l’introduzione della prova di inglese per le classi quinta elementare e terza media, i risultati in questo caso si differenziano non solo per regione, ma anche per età. Infatti gli studenti più piccoli, che devono raggiungere un livello A1 nel quadro di riferimento europeo, fanno registrare risultati migliori il 92,4% di essi centra l’obbiettivo in lettura e il 78,6% nell’ascolto, mentre tra i ragazzi delle medie il test di reading è stato superato da tre studenti su quattro e il listening solo dal 56%, e in generale gli studenti del Nord Italia fanno meglio di quelli del Sud – al Nord e al Centro gli alunni che raggiungono l’A1 di reading sono poco più del 94% e al Sud circa l’88%, mentre nell’ascolto le percentuali sono rispettivamente l’83% e circa il 70%.

Un’altra variabile che condiziona i risultati nel test d’inglese è la provenienza degli studenti: dal rapporto emerge che i ragazzi di seconda generazione, quindi con almeno un genitore straniero, raggiungono rendimenti migliori, al contrario delle altre materie in esame. Dall’analisi emerge una forte regionalizzazione dei risultati e quindi anche dell’insegnamento non omogeneo, se non addirittura una rilevante differenza tra le singole classi, così come sono più alte le percentuali di alunni con status socio-economico basso che non raggiungono livelli adeguati nelle prove.

 

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