Lavoro, i cambiamenti introdotti dal decreto Dignità
Il decreto Dignità è legge: martedì il Senato lo ha approvato in via definitiva. I voti favorevoli sono stati 155, quelli contrari 125. L’iter parlamentare è stato piuttosto rapido: il provvedimento è stato approvato in neanche un mese dalla sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale, avvenuta il 12 luglio. Tanti sono i temi affrontati: fisco, lavoro, giochi e sport dilettantistico. Un’attenzione particolare è stata dedicata al mondo del lavoro. Quali sono i principali cambiamenti introdotti e che, secondo il governo, dovrebbero contrastare il precariato?
Il decreto Dignità interviene sui contratti a tempo determinato, riducendone la durata da 36 a 24 mesi. Introduce l’obbligo per i datori di lavoro di giustificare con una causale i contratti superiore ai 12 mesi, motivando la decisione di assumere un dipendente a tempo determinato invece che a tempo indeterminato. Il testo fissa l’entrata in vigore della legge per i contratti in essere a partire dal 31 ottobre, concedendo così alle imprese di adeguarsi.
Le modifiche riguardano anche l’indennità che il datore di lavoro deve riconoscere al dipendente in caso di licenziamento illegittimo. La vecchia norma prevedeva il pagamento di due mensilità per ogni anno trascorso al lavoro, stabilendo inoltre un minimo di 4 mensilità e un massimo di 24. Adesso non è più così: i limiti sono stati alzati dalla nuova legge rispettivamente a sei e 36 mensilità.
Con l’obiettivo di favorire la crescita dell’occupazione, il decreto Dignità introduce anche un nuovo bonus per l’assunzione a tempo indeterminato dei giovani con meno di 35 anni. Dal prossimo gennaio, al datore di lavoro, che assumerà un dipendente con il nuovo contratto a tutele crescenti, sarà riconosciuto uno sconto del 50% sui contributi da versare per i tre anni successivi all’assunzione, con un tetto fissato dalla legge a 3.000 euro l’anno. Il bonus rimarrà in vigore per il 2019 e il 2020.
Infine, la reintroduzione dei voucher: aboliti dal governo Gentiloni all’inizio del 2017 – la decisione fu presa per evitare un referendum promosso dalla CGIL che ne chiedeva l’eliminazione –, sono stati reintrodotti, anche se con alcune modifiche. Vediamo quali. I nuovi voucher potranno essere utilizzati per pagare solo gli studenti under 25, i pensionati, i disoccupati e i percettori di forme di sostegno al reddito. La legge esclude le famiglie, che in passato si erano servite dei voucher per il pagamento, ad esempio, di ripetizioni scolastiche e collaboratori domestici.