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La Cina cresce (in Africa)

In occasione dell'ultimo Forum on China-Africa Cooperation, Xi Jinping ha annunciato aiuti per ulteriori 60 miliardi di dollari nel continente. Come e perché Pechino guarda ai paesi africani
di Redazione

In una fase delicata per molte economie emergenti (il caso argentino è quello che desta ora più preoccupazione, ma c’è anche il Sudafrica in recessione e l’Indonesia alle prese con non poche difficoltà), la Cina continua a credere nelle risorse del continente africano. La versione breve della questione è che il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato in occasione dell’ultimo Forum on China-Africa Cooperation (cui hanno preso parte 53 paesi africani su 54) lo stanziamento di ulteriori 60 miliardi di dollari per il periodo 2019-2021 da destinare allo sviluppo di strade, ferrovie, porti, oleodotti. Le infrastrutture e i trasporti rappresentano una grossa opportunità di investimento nel continente, si pensi anche al settore aereo come di recente sottolineato dal Gruppo Sace. In generale i mutamenti politici e sociali stanno incoraggiando – una tendenza osservabile da alcuni anni – gli investimenti diretti esteri, con una massiccia presenza cinese in molte regioni dell’Africa. Secondo la China Africa Research Initiative tra il 2000 e il 2016 Pechino ha “prestato” all’Africa una somma complessiva di 125 miliardi di dollari.

Perché la Cina mira da tempo all’Africa? Visione e strategia, in sostanza. A fronte della costruzione di infrastrutture (comunque necessarie per i paesi africani) le aziende – in questo caso perlopiù statali – la Cina si è creata un varco di accesso alle risorse e ai giacimenti naturali di cui il continente è ricchissimo. E a mano a mano si è cominciata a registrare una progressiva penetrazione di aziende private cinesi, di fatto costituendo un mercato florido per Pechino. Nel 2009 la Cina ha superato gli Stati Uniti quale partner commerciale dell’Africa. L’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale) entra nel dettaglio, fornendo qualche cifra.

Nel 2002, viene ricordato, il valore del commercio tra Cina e Africa ammontava a poco più di 10 miliardi di dollari, ma già nel 2009 era salito 90 miliardi, fino a raggiungere – nel 2014 – 220 miliardi. Poi, negli ultimi anni, l’interscambio, è calato, ma questo è derivato in parte a causa della diminuzione dei prezzi delle materie prime e in parte al fatto che la Cina ha sviluppato importanti relazioni commerciali al di fuori dell’Africa (la nuova via della seta). «Nel 2017 il valore totale del commercio si è attestato a $170 miliardi», scrive l’ISPI.

Di rilievo sono, come abbiamo visto in apertura, gli investimenti cinesi nel continente. Anche se, è bene precisare, pur aumentando la sua “presenza” in Africa, Pechino ha potuto beneficiare più tardi degli Stati Uniti e di diversi paesi europei (la cui influenza si fa sentire da prima) di tali investimenti. Ad ogni modo nel 2015, riferisce ancora l’ISPI, «nove paesi africani contavano per il 60% degli investimenti diretti esteri cinesi in Africa (Sud Africa, Rep. Democratica del Congo, Algeria, Nigeria, Zambia, Sudan, Zimbabwe, Ghana, Angola)». Inoltre la Cina, dal 2000 al 2017, ha concesso 136 miliardi di dollarii in prestiti, più o meno il 20% sotto forma di contributo allo sviluppo, «mentre la stragrande maggioranza sono varie tipologie di crediti non agevolati». Certo è, insomma, che quella cinese in Africa, non è più soltanto una rincorsa in una terra di opportunità.

 

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