Le aperture domenicali, così in Italia e in Europa
A livello europeo, in termini di direttive comunitarie, non ci sono particolari vincoli. Tranne uno (direttiva 2003/88/EC): il dipendente che ha lavorato sei giorni di seguito al settimo deve riposare. Quello che avviene nei singoli paesi, quindi, può variare molto. È un tema che torna ricorrente e che in questi giorni è di nuovo al centro del dibattito in Italia, considerato l’annuncio del ministro del Lavoro, Luigi Di Maio: entro l’anno sarà approvata la legge che limita le aperture domenicali e nei giorni festivi per esercizi e centri commerciali. Limita, appunto. Perché di nuovo oggi, intervenendo a L’Aria che tira su La7, Di Maio ha chiarito che «ci sarà sempre un posto dove andare a fare la spesa, con un meccanismo di turnazione per cui resterà aperto il 25% dei negozi». Come l’hanno presa i diretti interessati? E come vanno esattamente le cose?
Le ipotesi più negative prevedono, in caso di chiusura nei festivi, una perdita di 50 mila posti di lavoro nella grande distribuzione, che occupa 450 mila dipendenti su cui – stando alle stime – le domeniche incidono per il 10%. Ad oggi, considerando le restrizioni pari a zero o quasi, l’Italia è in compagnia di Bulgaria, Croazia, Estonia, Finlandia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia, dove vige la liberalizzazione degli orari. Da un rapporto di Confcommercio di alcuni fa emerge che «prevale nella gran parte dei paesi europei, la regola generale della chiusura domenicale e nei festivi con deroghe di orari, zone turistiche e superfici e limitazioni di orario nei giorni lavorativi».
Tuttavia va specifcato, a proposito di deroghe, che in Germania e Francia vengono applicate eccezioni nonostante sia prevista la chiusura. In Germania è spesso a discrezione dei Land (da alcuni anni); in Francia non solo a Parigi, ma anche nelle altre città di rilevanza turistica sono previste deroghe (quindi Nizza e Bordeaux, tra le altre, oltre Marsiglia e Lille). Più o meno in maniera analoga avviene in Austria, mentre in Belgio la domenica gli esercizi commerciali devono restare chiusi, a meno che non venga stabilito un giorno di chiusura alternativo infrasettimanale.