Giovani fuori mercato e Sud che arranca, due questioni (ancora) fondamentali | T-Mag | il magazine di Tecnè

Giovani fuori mercato e Sud che arranca, due questioni (ancora) fondamentali

Sicilia, Campania, Puglia e Calabria: delle 11 regioni con il più alto tasso d neet, quattro sono del Mezzogiorno. I dati Eurostat
di Redazione

Impossibile non ripeterlo: i divari Nord-Sud restano una zavorra per la crescita dell’Italia e non favoriscono una ripresa netta del mercato del lavoro. Il concetto è tanto più vero leggendo il Regional Year Book 2018 dell’Eurostat, di recente pubblicazione. Dallo studio, infatti, emerge che tra le 11 regioni a livello eruropeo con il più alto tasso di neet – i giovani che non studiano né lavorano – quattro sono italiane e tutte del Mezzogiorno: Sicilia, Campania, Puglia e Calabria.

Se escludiamo la Guyana francese con il 45,4%, è proprio la Sicilia a registrare il dato più alto per numero di neet (39,6%). A seguire la Campania (38,6%). Poi, tra le italiane, ci sono appunto Puglia (36,4%) e Calabria (36%).

Si dirà che i numeri mostrano comunque un miglioramento. Basti pensare rispetto al 2016 effettivamente dei progressi sono stati registrati. Tuttavia l’Eurostat aveva già avuto modo di ricordare che un giovane italiano tra i 18 e i 24 anni su quattro non studia e non cerca lavoro, un fatto che ci pone agli ultimi posti dellagraduatoria europea. Nel 2017 i neet erano il 25,7% quando la media europea si attestava al 14,3%. E per quanto il problema sia osservabile su scala nazionale, è al Mezzogiorno che si celano le maggiori criticità.

Negli ultimi anni il Mezzogiorno ha mostrato importanti segnali di risalita economica. Ma è ancora troppo poco e soprattutto rimangono ampie le differenze territoriali. Lo confermava qualche tempo fa anche la Svimez (l’Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno), nelle anticipazioni del consueto rapporto annuale sulle condizioni socioeconomiche del Sud Italia.

Nel 2019, afferma la Svimez, «si rischia un forte rallentamento dell’economia meridionale». La crescita del Pil «sarà pari a +1,2% nel Centro-Nord e +0,7% al Sud». Nel corso del 2017 è proseguita la lenta ripresa, che ha riguardato più o meno tutte le regioni interessate, fatta eccezione per il Molise che è l’unica ad aver fatto registrare un andamento negativo del Pil (-0,1%). Eppure, nonostante il trend che resta sostanzialmente in territorio positivo (ma a rischio in assenza di politiche adeguate), c’è un aspetto che più di tutti dovrebbe destare preoccupazione: negli ultimi 16 anni «hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883 mila residenti», di cui la metà «giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all’estero. Quasi 800 mila non sono tornati». A questo si aggiunga il numero di famiglie in cui tutti i componenti sono in cerca di occupazione che è raddoppiato tra il 2010 e il 2018, passando da 362 mila a 600 mila (470 mila nel Centro-Nord). Le cifre sono sufficienti per comprendere perché la questione meridionale rimane, a tutt’oggi, una priorità.

 

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