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Giovanni Paolo II, 40 anni fa la sua elezione

Erano passate da poco le 18 di lunedì 16 ottobre 1978 quando il Camerlengo annunciò: «Habemus Papam (…) Carolum (…) Cardinalem Wojtyla»
di Alfredo Caputo

Passate da poco le 18 di lunedì 16 ottobre 1978, a seguito della “fumata bianca”, il Camerlengo (Cardinale Felici) annunciò: “ (…) habemus Papam (…) Carolum (…) Cardinalem Wojtyla”, evento, che 40 anni fa esatti, cambiò la storia. Sin da bambino Wojtyla convive con la sofferenza; morti i familiari, resta solo a 20 anni; con l’invasione, nazista da Ovest e sovietica da Est, la Polonia fu teatro della II guerra mondiale in cui il giovane Karol (che, per mantenersi lavorò da operaio in una cava) perse diversi amici e maturò la sua vocazione, portata avanti clandestinamente, per la chiusura dei Seminari e la persecuzione alla Chiesa. Rischiò la vita nel 1944, investito da un camion tedesco, poi scampato miracolosamente al rastrellamento di Cracovia. La vocazione interruppe la carriera da attore, anch’essa coltivata clandestinamente: gli occupanti nazisti, volendo sradicare l’identità (legata, peraltro, alla Fede cattolica) polacca, repressero la cultura, chiudendo università e teatri.

Terminato il conflitto divenne sacerdote (1946), le cose in Polonia però non migliorarono, la dittatura comunista opprimeva la Chiesa. Ma Wojtyla, laureatosi in teologia (studiò anche a Roma; nel periodo italiano a S. Giovanni Rotondo incontrò Padre Pio), vescovo a 38 anni, non era tipo da tirarsi indietro pur non cercando lo scontro. Due esempi: 1) nelle celebrazioni per la Madonna di Czestochowa (1966), l’Icona della Vergine pellegrinava per Chiese e Santuari; il regime comunista cercò di ostacolare l’iniziativa ma non riuscì, per il gran seguito delle celebrazioni, sequestrò così l’Icona per ben 6 anni; Wojtyla proseguì, portando in processione la cornice vuota del Quadro e la Madonna “arrestata” vide una ancor maggiore partecipazione. 2) l’istituzione di parrocchie di fatto: il regime non concedeva permessi per edificare Chiese, comunque il futuro Papa creò comunità clandestine, ponendo dinanzi al fatto compiuto le autorità, che a volte cedevano. Eclatante il caso di Nowa Huta: il governo pianificò una città nuova “depurata” dalla Fede, e, per un maggior controllo sulle persone, si volevano scoraggiare aggregazioni (es con edifici costruiti in moduli isolati: per incontrarsi, bisognava scendere al piano terra uscendo dal proprio modulo, entrare in un altro e salire dal vicino: un viaggio!). Wojtyla incoraggiò l’istituzione della Parrocchia, celebrò all’aperto la Messa a Natale (1973), la lotta con le autorità fu durissima ma Nowa Huta ebbe la sua Chiesa (1977).

Partecipò, da Vescovo, al Concilio Vaticano II; Cardinale dal 1967, assistette Paolo VI nella redazione dell’Enciclica Humanae Vitae sulla morale familiare, che ribadì l’insegnamento della Chiesa sulla indissolubilità tra atto unitivo (rapporto sessuale) e finalità procreativa, con la conseguente illiceità morale di aborto e pratiche contraccettive, con mezzi sia chimici (pillola), sia meccanici (preservativi). Morto Paolo VI (1978), Wojtyla riportò dei voti al Conclave che elesse Papa Luciani, alla cui improvvisa morte fu eletto, totalmente a sorpresa, tanto che all’annuncio, la gran parte dei giornalisti pensò trattarsi di un africano (fece eccezione Bruno Vespa che avendolo intervistato l’anno prima a Roma e Cracovia, lo conosceva).

Qualche ricordo del Pontificato: il primo saluto, rompendo il protocollo (“se mi sbaglio, mi corrigerete”); il discorso d’insediamento (“non abbiate paura”), con cui iniziò a picconare il sistema comunista dell’Est e il suo controllo totalitario (rafforzato proprio dalla paura indotta), in pratica primo colpo al Muro di Berlino, che crollerà nel 1989; i tanti viaggi, che gli valsero il soprannome di globetrotter di Dio, con partecipazioni quasi sempre oceaniche nonostante si svolgessero (spesso) in Paesi retti da governi ostili; l’attentato del 13 maggio 1981 (da lui collegato alla profezia di Fatima), in cui pur gravemente ferito, si salvò miracolosamente, perdonando l’esecutore Ali Agca; l’istituzione delle Giornate mondiali della gioventù, anch’esse con folle immense; l’impegno per la famiglia fondata (come da insegnamento della Chiesa) sul matrimonio uomo-donna; la predicazione contro marxismo (di cui aveva provato la persecuzione in Patria) e capitalismo (in particolare, a sostegno di poveri e sfruttati), sistemi che intaccano quella libertà e dignità umane, per le quali si batté strenuamente, in difesa da ogni potere, economico, culturale, politico (ebbe dissensi con ogni Presidente USA, i democratici su famiglia e vita, i repubblicani sulle questioni militari), e mafioso (memorabile il discorso -a braccio, come accadeva spesso- della Valle dei Templi: “convertitevi: … verrà il giudizio di Dio!”); la difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale; l’impegno per la pace (drammatico l’appello al Giubileo del 1983, in cui consacrò il Mondo -e in particolare la Russia- al Cuore Immacolato di Maria), ed il dialogo tra Fedi, rifiutando l’idea di scontro di civiltà e non esitando a schierarsi contro le due guerre del Golfo (e quella in Jugoslavia), ammonendo sul caos che ne sarebbe nato; la chiamata alla santità come vocazione universale (dimostrata anche dal record di canonizzazioni); il Vangelo della sofferenza, vissuto fino alla fine, segno di contraddizione in un mondo che rifiuta vecchiaia, malattia e morte.

Scosso dallo scoppio (2003) dello scandalo pedofilia nel clero USA (casi accaduti in gran parte tra gli anni ’50 e prima metà degli ’80), incaricò il Prefetto della Congregazione per la Dottrina, Ratzinger, di riformare, in senso di maggior rigore, le norme di accesso al sacerdozio, il Cardinale ottemperò in tempi piuttosto brevi (ma non tali da permettere a Giovanni Paolo II di vederne la luce); lo stesso Ratzinger, divenuto Papa alla morte di Wojtyla, promulgò poi (Settembre 2005) il Documento con le ben più stringenti regole. Amatissimo (nonostante, specie all’inizio, una cattiva stampa) dal popolo cristiano, apprezzato anche da laici, ebrei e mussulmani, ebbe una folla immensa anche al commiato: nella settimana che seguì alla morte (Aprile 2005) milioni di fedeli gli resero omaggio nella Basilica di S. Pietro, dov’era esposto e una enorme partecipazione si ebbe pure ai funerali presieduti dal Cardinal Ratzinger, presenti delegazioni da tutto il mondo. Ai funerali la folla acclamò “Santo subito!” e così avvenne; beatificato nel 2011, è Santo dal 2014.

Da dove scaturiva tale popolarità? Negli esterni alla Chiesa (tra i quali non mancarono ostilità), dall’essere uomo di dialogo e di pace; tra il popolo cristiano, dalla credibilità della sua Fede: il suo abbraccio, il suo sguardo, trasmettevano davvero l’Amore di Dio; era un vero testimone, che credeva in ciò che diceva, non un “impiegato” della Fede; annunciava e portava alle persone Cristo, non se stesso, né, tanto meno, teorie sociologiche; conscio delle inevitabili ripercussioni “politiche” del dirompente messaggio cristiano, non se ne tirò indietro, ma non usò la Cattedra per fare politica di bassa bottega. Interprete autentico dello spirito del Concilio, di portare Cristo all’uomo di oggi, tanto innovatore nei modi, quanto fermo sui fondamentali della Fede, senza svuotare il messaggio (come vorrebbe invece, tuttora, parte importante del clero che intende adattare Cristo all’uomo, conformandosi al mondo in cambio di facili approvazioni, disorientando, così, i fedeli), ma portandolo nel mondo senza essere del mondo. Uomo di dialogo, ma non un dialogo fine a se stesso, bensì essendo “sale della Terra”, mantenendo la propria identità, non annacquandola in sterili sincretismi. Per tutte queste ragioni, a distanza di anni, l’affetto nei suoi confronti resta tuttora assai elevato.

 

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