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Breve ripasso su cosa è lo spread

Il presidente della BCE, Mario Draghi, avverte: «Lo spread danneggia banche e famiglie». Vediamo in che modo e perché
di Redazione

«Lo spread danneggia banche e famiglie. Meglio abbassare i toni». A dirlo è stato il presidente della BCE, Mario Draghi, secondo il quale l’Italia rappresenta un’incertezza per l’economia europea. Il riferimento è alle posizioni che vedono contrapposti sulla manovra bocciata pochi giorni fa il governo italiano e la Commissione UE. Di spread parliamo spesso da alcuni anni a questa parte, è una parola entrata ormai nelle discussioni quotidiane di molti italiani. Ma a cosa ci riferiamo, esattamente? Per spread si intende il differenziale di rendimento dei titoli di Stato italiani decennali e quelli tedeschi di pari scadenza, che sono quelli ritenuti più solidi e con i rendimenti più bassi. Più basso è il rendimento, appunto, e meno rischi corrono gli investitori. Al contrario i titoli di Stato di un paese che più difficilmente potrà saldare i propri debiti, avranno un rendimento più elevato.

Questa, in soldoni, la spiegazione tecnica. Tuttavia ci sono alcune cose da precisare. Non necessariamente lo spread deve avere un’incidenza sui conti pubblici, perché il suo andamento riguarda soprattutto il mercato secondario, che interessa principalmente gli investitori che dalle loro operazioni intendono guadagnare. Quando lo Stato chiede soldi sul mercato, emette titoli di debito (che possono essere a breve, media o lunga scadenza) pagandoli un certo interesse, in base all’andamento della contrattazione sul mercato. Quest’ultima fase determina il valore dei titoli, sulla base di domanda e offerta: maggiore è la richiesta di titoli di un paese, più il loro prezzo sale, dunque il rendimento scende e più basso sarà l’interesse che il paese che li aveva emessi pagherà. Ed ecco che ciò spiega perché uno spread che sale vertiginosamente deve almeno metterci sul chi va là: di fatto è un indicatore che misura l’affidabilità di un paese, la fiducia che gli investitori nutrono in quel paese. Uno spread troppo alto può indurre gli investitori a non essere convinti dell’acquisto dei titoli emessi durante le aste, con ripercussioni negative per le casse dello Stato.

Spesso quando si parla di spread si pensa anche ai mutui e a quanto potranno costarci. Perché? Perché le banche detengono parti consistenti del nostro debito pubblico, quindi se gli investitori perdono fiducia nei confronti di un paese (nel nostro caso l’Italia), potrebbero perderlo nel sistema economico e bancario. In un contesto così particolare, può verificarsi una sorta di reazione a catena per cui le banche, data l’esigenza di liquidità e la diminuzione del valore dei titoli di Stato, alzano i tassi sui mutui. Uno scenario che però non avviene in maniera automatica e immediata. Tra spread e mutui c’è un legame indiretto che può trovare ragione – quindi da non escludere a priori – in un periodo evidentemente prolungato di sfiducia sui mercati finanziari.

 

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