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Il mercato del lavoro italiano? Tra i peggiori secondo l’Ocse

L'Organizzazione di Parigi rileva dei ritardi sul fronte della qualità e dell'inclusività. Il nostro paese occupa posizioni al di sotto della media in diversi indicatori, compreso lo stress lavorativo
di Redazione

Il mercato del lavoro in Italia è tra i peggiori secondo quanto emerge nel rapporto comparativo sulle nuove Strategie Ocse per l’occupazione, in cui l’Organizzazione, bocciando tra gli altri il nostro paese, offre istruzioni con le quali affrontare le sfide legate proprio al mondo del lavoro. Per misurare le performance del mercato del lavoro e fornire una fotografia completa delle situazioni delle diverse economie per compararne punti di forza e debolezza, l’Ocse non si ferma all’analisi dei tassi di disoccupazione e occupazione, ma utilizza indicatori compositi che vanno a delineare la quantità e la qualità del lavoro, oltre che l’inclusività del mercato stesso.

L’Italia risulta essere tra i peggiori paesi dell’Ocse nei tre indicatori che misurano la quantità del lavoro – in tutti primeggia l’Islanda -: la variabile include il tasso di occupazione fermo al 62,3%, contro una media Ocse del 72,1%, il tasso di disoccupazione che in Italia è all’11,4%, mentre la media Ocse è al 5,9%, e il tasso di sottoutilizzo della forza lavoro, indicatore in cui l’Italia è solo a due punti percentuali dal peggior risultato Ocse registrato dalla Grecia, 44,8%.

Più eterogenee sono invece le posizioni che l’Italia ottiene nella valutazione della qualità del lavoro: il livello di insicurezza – ovvero la possibilità di perdere l’occupazione e rimanere senza reddito – in Italia è il quarto più alto tra i paesi Ocse, 19% circa, contro una media del 4,9%; l’insicurezza è uno dei fattori che condiziona anche lo stress lavorativo, seconda variabile della qualità del lavoro, che è calcolata come la quota dei lavoratori che si trovano a svolgere un elevato carico di lavoro con poche risorse a disposizione: nel nostro paese la percentuale di “stressati” è al 29,6%, secondo i dati aggiornati al 2015, vicina alla media Ocse del 27,6%. Lo stress potrebbe infatti essere compensato dalla qualità del reddito, unico indicatore in cui l’Italia è al di sopra della media, il salario orario è di 19,1 dollari contro 16,6 dollari.

Anche nella terza variabile, l’inclusività del mercato del lavoro, l’Italia non registra buoni risultati, calcolata tramite il tasso di persone a basso reddito – quindi di persone in età lavorativa che vivono con meno della metà del reddito medio del paese -, il divario nel tasso di occupazione per gruppi svantaggiati e il gap di reddito tra uomo e donna, che in Italia è di oltre il 44%, contro la media Ocse del 24% circa -per questo indicatore nessun paese si avvicina allo zero, il miglior risultato è della Finlandia che comunque ha un divario del 21%. Al fine di migliorare le condizioni delle economie l’analisi comparativa effettuata dall’Ocse ha anche l’obiettivo di fornire una chiave di lettura con la quale riconoscere i problemi del mercato del lavoro prima che si presentino o almeno rispondere tempestivamente alle sfide di una realtà, quella occupazionale, in rapida e costante evoluzione.

 

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