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Turismo, un asset strategico per il rilancio dell’economia

Tornano a crescere i flussi provenienti da paesi al di fuori dell’Unione europea, ma anche il turismo domestico. Tuttavia non mancano criticità
di Redazione

Tra Natale e Capodanno dovrebbero essere oltre 16 milioni gli italiani in viaggio, secondo le stime di Federalberghi. Rispetto all’anno scorso, dunque, si dovrebbe registrare un incremento dell’8,9%. Tra i viaggiatori, l’88% ha deciso di restare in Italia, il 12% si è invece recato all’estero. Nello stesso lasso di tempo, stavolta le stime sono di Confesercenti, dovrebbero essere pari a 6,3 milioni le presenze straniere.

Il turismo, insomma, si conferma un segmento fondamentale della nostra economia, soprattutto da alcuni anni, con la ripresa del settore che ha interessato anche i flussi interni, in crisi maggiore rispetto a quelli internazionali. Settore, quello turistico, che – lo ricordava di recente uno studio della Banca d’Italia – vale il 5% del Pil e più del 6% dell’occupazione. Numeri che dovrebbero far comprendere l’importanza di un asset strategico per il paese. Dopo la caduta nel periodo 2008-09 le esportazioni italiane di servizi turistici a prezzi correnti sono cresciute a tassi più sostenuti rispetto a quelli pre-crisi, raggiungendo nel 2017 un livello superiore di un terzo rispetto a quello osservato nel 2010. L’incremento è stato molto differenziato a livello geografico: più elevato per il Sud e le Isole – l’unica area dove le entrate turistiche sono cresciute più della domanda estera rivolta al territorio – e per il Nord Ovest, meno per il Centro e per il Nord Est. Il contributo del Mezzogiorno alle entrate turistiche complessive rimane tuttavia limitato rispetto alle possibilità del territorio e inferiore anche all’incidenza dell’area in termini di Pil.

Solo dal 2010 – si rileva nello studio con particolare riferimento al turismo internazionale in Italia – si sono registrati alcuni segnali di recupero, in parte favoriti da un miglioramento della competitività di prezzo e dall’insorgere di tensioni geopolitiche che hanno scoraggiato i viaggi in diversi paesi concorrenti divenuti a più alto rischio di attacchi terroristici. La spesa degli stranieri in Italia è tornata ad aumentare a ritmi sostenuti (4,3% all’anno in media, a fronte dello 0,8 nel decennio precedente), riducendo sensibilmente il divario di crescita rispetto alla domanda potenziale di servizi turistici, rimasto comunque negativo. Allo stesso tempo, il saldo relativo ai viaggi della bilancia dei pagamenti è tornato a crescere, attestandosi allo 0,9 per cento del prodotto nel 2017.

Fra i tratti distintivi di questo recupero, spiega ancora chi ha condotto lo studio, si può senz’altro annoverare il rinnovato interesse dei turisti stranieri per le vacanze nel nostro paese, e in special modo quelle di natura culturale: nel periodo 2010-17, la spesa dei viaggiatori internazionali per vacanze culturali è cresciuta di quasi il 9 per cento l’anno. In senso opposto è invece da segnalare la dinamica calante delle entrate turistiche per viaggi d’affari, componente ad alto valore aggiunto della spesa per viaggi, la cui quota sul totale è scesa dal 22 al 14 per cento, risentendo della frenata dell’economia internazionale e ancor più di quella nazionale.

L’espansione degli ultimi anni è stata sostenuta soprattutto dai flussi provenienti da paesi al di fuori dell’Unione europea, la cui quota di mercato è salita dal 37% del 2010 al 41,5% nel 2017. Quote crescenti hanno registrato in particolare gli USA, il Canada, l’Australia, il Giappone e la Cina (il cui peso è però ancora molto contenuto, di poco superiore all’1 per cento del totale). La spesa giornaliera dei turisti extraeuropei è superiore alla media e crescente nel tempo, riflettendo anche una composizione fortemente sbilanciata in favore delle vacanze culturali e verso le città d’arte. Tra i paesi di provenienza europei si segnala soprattutto il recupero della Francia, della Gran Bretagna e soprattutto della Germania. A partire dal 2015, con la fine della fase più intensa della crisi, i segnali positivi si sono estesi anche al turismo domestico, i cui flussi avevano subito un calo più pronunciato e duraturo di quelli internazionali negli anni della crisi.

 

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