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La (s)fiducia delle imprese italiane

Da una recente indagine condotta da Banca d'Italia, emerge un sentiment negativo. Nello specifico si parla di «netto deterioramento in tutti i settori di attività»
di Redazione

«Netto deterioramento in tutti i settori di attività»: sono i giudizi delle imprese italiane sulla situazione economica, stando ad una recente indagine di Banca d’Italia condotta tra il 26 novembre e il 17 dicembre 2018 su imprese con almeno 50 addetti. «L’evoluzione – spiega la relazione – è in parte attribuibile all’incremento dell’incertezza relativa a fattori economici e politici. Le valutazioni complessive sull’andamento corrente della domanda sono anch’esse peggiorate, ma in misura più contenuta; le attese a breve termine sulla domanda, sia interna sia estera, sono meno favorevoli, pur rimanendo positive».

I giudizi non si discostano dalla situazione complessiva descritta proprio in queste settimane dall’Istat. A dicembre 2018 si è osservata una flessione sia dell’indice del clima di fiducia dei consumatori (da 114,7 a 113,1), sia del clima di fiducia delle imprese, «peraltro in atto già dallo scorso luglio», veniva precisato, passando da 101,0 a 99,8. Si tratta di un indicatore importante, perché raccoglie le opinioni (giudizi ed aspettative) di tutti gli agenti economici – consumatori e imprese, appunto – riguardo a specifiche variabili connesse al loro comportamento futuro ed all’ambiente economico in cui essi operano.

Il calo si registrava in tutti i settori (nel manifatturiero l’indice passava da 104,3 a 103,6, nelle costruzioni da 132,5 a 130,3 e nei servizi da 101,7 a 99,5) ad eccezione del commercio al dettaglio, dove l’indice aumentava da 102,1 a 104,8. Nel comparto manifatturiero, che registrava una flessione più contenuta rispetto al settore dei servizi e a quello delle costruzioni, si rilevava nello specifico un peggioramento dei giudizi sul livello degli ordini e della domanda unitamente ad un aumento del saldo relativo alle scorte di magazzino. Nel settore delle costruzioni si registrava invece – e per il secondo mese consecutivo – un peggioramento sia dei giudizi sugli ordini sia delle aspettative sull’occupazione.

Nel settore dei servizi, infine, si segnalava il deterioramento dei giudizi sull’andamento degli affari e sul livello della domanda, mentre erano in aumento le attese sugli ordini. Nel commercio al dettaglio – unica voce fuori dal coro, come già osservato – risultavano essere in miglioramento tutte le componenti dell’indice (giudizi e attese sulle vendite, giudizi sul livello delle giacenze). Di qui le conclusioni dell’Istat, nella successiva nota mensile sull’andamento dell’economia mondiale, per cui «l’indicatore anticipatore segna una nuova flessione suggerendo il proseguimento dell’attuale fase di debolezza del ciclo economico italiano». A confermare il trend di un rallentamento economico che sembra comunque non interessare l’Italia in esclusiva, sono giunti anche i dati sulla produzione industriale italiana e nell’Eurozona: in entrambi i casi un crollo a novembre.

 

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