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Export italiano debole a novembre. Incognita Brexit

I flussi commerciali con l’estero registrano una flessione congiunturale, più intensa per le importazioni (-2,2%) che per le esportazioni (-0,4%), rileva l'Istat
di Redazione

A novembre 2018 entrambi i flussi commerciali con l’estero registrano una flessione congiunturale, più intensa per le importazioni (-2,2%) che per le esportazioni (-0,4%). La diminuzione congiunturale dell’export è da ascrivere al calo delle vendite verso i mercati UE (-1,3%) mentre l’area extra UE registra una contenuta crescita (+0,6%). Sono i dati Istat sul commercio con l’estero relativi a novembre.

Nel trimestre settembre-novembre 2018, rispetto al precedente, si registra – prosegue l’Istat – una diminuzione per le esportazioni (-0,5%) e un aumento per le importazioni (+1%). A novembre 2018 l’aumento dell’export su base annua è pari a +1% e coinvolge sia l’area UE (+1,4%) sia i paesi extra UE (+0,4%). La crescita dell’import (+3,4%) è trainata dal forte incremento degli acquisti dai paesi extra UE (+10,1%).

Tra i settori che contribuiscono in misura più rilevante alla crescita tendenziale dell’export nel mese di novembre, si segnalano articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+16,0%), computer, apparecchi elettronici e ottici (+18,4%) e articoli di abbigliamento, anche in pelle e in pelliccia (+12,8%). In diminuzione, su base annua, le esportazioni di autoveicoli (-16,2%) e di mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (-8,7%). Su base annua, i paesi che contribuiscono maggiormente all’incremento delle esportazioni sono Stati Uniti (+15,8%), Spagna (+5,1%), Austria (+7,6%), Paesi Bassi (+4,9%) e Cina (+3,3%).

Nel periodo gennaio-novembre 2018, la crescita tendenziale dell’export è pari a +3,5% ed è sospinta da prodotti tessili e dell’abbigliamento, pelli e accessori (+3,6%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+5,7%), mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+6,3%), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+8,0%) e articoli di abbigliamento, anche in pelle e in pelliccia (+3,7%).

Il surplus commerciale si riduce di 825 milioni di euro (da +4.668 milioni a novembre 2017 a +3.843 milioni a novembre 2018). Nei primi undici mesi dell’anno l’avanzo commerciale raggiunge +36.143 milioni (+73.672 milioni al netto dei prodotti energetici). Nel mese di novembre 2018 si stima che l’indice dei prezzi all’importazione diminuisca dell’1,2% rispetto al mese precedente ed aumenti del 3,1% in termini tendenziali.

INCOGNITA BREXIT
Il contributo negativo delle vendite verso i mercati dell’Unione europea offre lo spunto per una riflessione sull’impatto che la Brexit avrà sull’export italiano e UE. A tale proposito, il Centro Studi di Confindustria spiega che le imprese esportatrici italiane ed europee rischiano di vedere ridotti i volumi di beni rivolti al mercato britannico: «In ballo ci sono circa 23 miliardi di euro». Più difficili, poi, sono le scelte strategiche delle imprese multinazionali che hanno scelto il Regno Unito «come base logistica e sono parte di catene del valore distribuite tra UK ed UE: l’approvazione dell’accordo avrebbe quantomeno incanalato la Brexit su binari certi e traiettorie più delineate».

Sullo sfondo, insomma, si intravedono tutti gli ostacoli che le imprese esportatrici italiane si troveranno a dover affrontare quando il Regno Unito uscirà dal mercato unico. «Aver rimesso sul tavolo l’eventualità di un ‘no deal’ – è la conclusione del Centro Studi Confindustria – implica la possibilità che si ricada in uno scenario in cui, almeno per un periodo e per determinate categorie di prodotto, si potrebbe finire per utilizzare le regole tariffarie del WTO».

 

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