La Cina rallenta, pesa la guerra dei dazi?
C’erano stati due elementi in particolare a far sperare per numeri migliori: gli indici delle vendite al dettaglio e della produzione industriale, che a dicembre avevano registrato un’accelerazione rispetto ai periodi precedenti. Invece nell’ultimo trimestre del 2018 l’economia della Cina è cresciuta del 6,4%, in rallentameo dello 0,2% sul 2017 e al ritmo più lento dal 2009. Il 2018 chiude, nel complesso, con un 6,6%, un dato che non si registrava dal 1990. E se in un primo momento non c’era motivo di attribuire “colpe” particolari alla guerra commerciale con gli Stati Uniti, stavolta i dazi – l’incertezza che ruota attorno alle tensioni Washington-Pechino, più che altro – sembrano avere influito non poco sul trend messo a segno nell’ultima parte dell’anno scorso.
La produzione industriale in Cina era salita del 5,7% annuo a dicembre, al rialzo rispetto al 5,4% di novembre. Le vendite al dettaglio erano invece salite dell’8,2% tendenziale, meglio del +8,1% di novembre (andamento più lento da maggio 2003). Ma evidentemente non è bastato. Gli investimenti fissi hanno segnato, nel 2018, un aumento del 5,9%. Il settore privato, secondo l’Ufficio nazionale di statistica, ha mantenuto a dicembre il ritmo di gennaio-novembre (pari all’8,7%), mentre quello pubblico è passato dal 2,3% all’1,9%.
In linea generale, i dati riflettono alcune scelte politiche ed economiche adottate dalle autorità cinesi al fine di “normalizzare” la crescita – quasi un rallentamento controllato – del paese. Tutto ciò si è tradotto in un cambio di paradigma, volto a favorire la domanda interna anziché le esportazioni. Tuttavia, proprio nel 2018, la domanda interna si è mostrata debole, pur avendo trainato la fase espansiva nel primo trimestre del 2018. Le esportazioni, nel frattempo, non si sono mai fermate, mantenendo surplus commerciali sempre piuttosto alti.
Arriviamo dunque al tasto dolente. A dicembre le esportazioni di Pechino hanno registrato -4,4%, mentre le importazioni sono diminuite del 7,6%. L’intero anno si è chiuso con una contrazione del 16,2% sul surplus, a 351,76 miliardi di dollari, dovuto da +15,8% delle importazioni e +9,9% delle esportazioni. Eppure il divario con gli Stati Uniti non ha cessato di aumentare, con l’export cinese negli Usa che è arrivato ad aumentare dell’11,3% quando le importazioni si sono fermate a +0,7%. In una fase di tregua commerciale e di trattative in corso, proprio in questi giorni Pechino avrebbe proposto agli Stati Uniti un aumento di oltre un trilione del valore delle importazioni di prodotti americani nel corso dei prossimi sei anni, allo scopo di azzerare il surplus commerciale entro il 2024.