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I lavoratori sedentari in Europa e in Italia

Il 38,6% degli occupati nell’UE svolge attività lavorative di questo tipo, circostanza che può causare costi diretti e indiretti per la salute

di Redazione

Secondo un recente rapporto dell’Eurostat il 38,6% degli occupati nell’Unione europea svolge lavori sedentari e tra questi l’istituto statistico include, oltre i più classici impiegati che passano la giornata davanti al pc o in call center, altre categorie tipo gli autisti.

Al contrario, sono poco più del 20% gli occupati che svolgono un’attività che richiede loro di stare per la maggior parte del tempo, in piedi. Tra questi lavoratori l’Eurostat include tra gli altri, gli insegnanti e i commessi dei negozi, ma non coloro che praticano lavori pesanti, che rientrano in un’altra categoria che rappresenta il 12% degli occupati europei. La restante parte, circa il 30%, sono in una posizione intermedia e rappresentano quindi coloro che svolgono attività lavorative che implicano un moderato sforzo fisico, come riparazioni auto, idraulica e trasporto di carichi leggeri.

Nello specifico tra gli stati membri in cui è maggiore il numero di lavoratori sedentari si trovano i Paesi Bassi, con il 55% di occupati che hanno trascorso la maggior parte del loro tempo di lavoro seduti, Germania al 54% e il Lussemburgo con il 52% di lavoratori-sedentari. In particolar modo in Italia le percentuali di occupati in attività che implicano un elevato e un moderato sforzo fisico sono simili alla media europea, rispettivamente 10,3 e 30,5%, mentre variano le altre due categorie: il 30,7% circa è impiegato in un lavoro sedentario, mentre il 28,5% svolge il proprio lavoro per la maggior parte del tempo in piedi.

Nonostante l’Italia non presenti una delle percentuali più alte di lavoratori-sedentari, il problema della sedentarietà rimane ancora evidente, dato che è causa – secondo i dati riportati nel Rapporto Istisan realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità – di circa il 14,6% di tutte le morti nel paese, percentuale che include tutte le patologie a essa correlate. Stando al rapporto, un aumento dei livelli generali di attività fisica e stili di vita più salutari, oltre che prevenire malattie croniche, determinerebbe un risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale di circa 2 miliardi e 300 mila euro, spesi ad oggi per prestazioni specialistiche e diagnostiche ambulatoriali, trattamenti ospedalieri e terapie farmacologiche evitabili.

L’arrivo dell’estate aiuta a contrastare, almeno per una parte, l’eccesso di sedentarietà, infatti secondo uno studio di Nutrimente, più di sei italiani su dieci sono ossessionati dall’attività fisica. Dipendenza che, stando allo studio, porterebbe sportivi improvvisati a praticare attività fisiche in modo errato e ossessivo, soprattutto per le donne, il 48% contro il 37% degli uomini.

 

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