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Giornata mondiale dell’acqua: un bene non per tutti

Dati Unesco: al 2015 più di 2 miliardi di persone nel mondo non avevano accesso all’acqua potabile, mentre 4 miliardi e mezzo non avevano servizi igienici sicuri

di Redazione

La  Giornata mondiale dell’acqua istituita dall’Onu e celebrata il 22 marzo di ogni anno segue il principio sancito dalle stesse Nazioni Unite che hanno riconosciuto «il diritto alla sicurezza e alla pulizia dell’acqua potabile e dei servizi igienico-sanitari come un diritto umano essenziale per il pieno godimento della vita e di tutti gli altri diritti basilari» e posto tra gli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile.

Secondo i dati del rapporto Unesco presentato per l’occasione, più di 2 miliardi di persone nel mondo – il 30% della popolazione globale – non avevano, nel 2015, accesso all’acqua potabile, mentre 4 miliardi e mezzo non avevano servizi igienici sicuri.

La domanda globale di acqua, a causa della crescita della popolazione e delle diverse esigenze di vita, è in continuo aumento, tanto che l’utilizzo mondiale è sei volte maggiore di un anno fa e si prevede che di questo passo entro il 2050 sarà ulteriormente aumentato del 20-50%, costringendo cinque miliardi di persone alla scarsità d’acqua.

Non solo la prospettiva dell’aumento della popolazione mondiale, anche i cambiamenti climatici contribuiscono a intensificare la crisi da carenza idrica – sia per l’aumento dei rifugiati, categoria più esposta a situazioni di scarsità di acqua, sia per l’inasprirsi delle condizioni di aridità e umidità – esemplare è il caso italiano in cui quest’anno l’inverno ha visto cadere il 50% di precipitazioni in meno, secondo l’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr.

Le piogge sono una delle fonti di raccolta dell’acqua, con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono ogni anno, solo l’11% delle precipitazioni viene trattenuto, a causa della carenza delle infrastrutture adibite, si perdono così quasi nove litri di acqua piovana su dieci.

Mentre per quel che riguarda le acque superficiali, il 37% di quelle italiane non raggiunge gli obiettivi della Direttiva Acque – direttiva europea del 2000 – per motivazioni legate all’inquinamento da fertilizzanti, pesticidi e sedimenti inquinanti. Più in generale secondo Legambiente, dai monitoraggi eseguiti per la normativa emerge che lo stato attuale dei corpi idrici italiani vede solo il 43% dei 7.494 fiumi in «buono o elevato stato ecologico», il 41% è al di sotto dell’obiettivo di qualità previsto e il 16% non è stato ancora classificato. La situazione dei laghi vede invece solo il 20% dei 347 totali in regola con la direttiva europea.

 

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