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Donne, dalla violenza alla discriminazione sul lavoro

Il numero dei femminicidi in Italia è diminuito, ma la violenza contro le donne rimane un problema radicato

di Redazione

Nel lanciare il progetto Respect-Stop Violence Against Women, realizzato con il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità, il Censis ha diffuso diversi dati per sensibilizzare l’opinione pubblica su una questione ancora irrisolta. Purtroppo.

Il centro studi riporta i dati del Viminale, secondo cui, tra il 1 agosto 2017 e il 31 luglio 2018, si sono verificati 120 omicidi di donne, 92 dei quali commessi da familiari, partner o ex della vittima. Le statistiche relative all’inizio del 2019 (1° gennaio-7 marzo) sono, però, ancora più preoccupati, le donne uccise sono 13, una in più rispetto allo stesso periodo del 2018, ma il fenomeno è in diminuzione rispetto agli anni precedenti: 15 donne nel 2017 e 24 nei primi mesi del 2016. Il calo dei femminicidi si evidenzia nell’arco di tutto l’anno: infatti, sono stati 86 nel 2018, contro i 113 del 2017 e i 115 dell’anno precedente. Tanti sono anche gli episodi di violenza estrema: soltanto nei primi otto mesi del 2018 si contano 2.977 denunce per violenze sessuali, 10.204 per maltrattamenti in famiglia e 8.718 per percosse. 

La violenza nel caso specifico contro le donne, come appare dai dati, rimane un problema ancora troppo diffuso in Italia. Essendo i partner o gli ex tra i principali responsabili delle violenze, i primi sintomi di una relazione malata si potrebbero riconoscere nella coppia, anche se, secondo il sondaggio dell’Eurispes sui giovani tra i 18 e i 30 anni, quattro ragazzi – e ragazze – su dieci non troncherebbero una relazione dopo un gesto fisico violento. Lo studio evidenzia anche che un titolo di studio più alto corrisponde a livelli più bassi di “tollerabilità”.

A livello europeo, la situazione non è migliore: secondo un rapporto dell’Eurostat aggiornato al 2015, in termini assoluti, il maggior numero di violenze sessuali, 64.500, sono state registrate in Regno Unito, seguito dalla Germania, 34.300. 

In Italia, però, le donne non devono fare i conti soltanto con episodi di violenza. Difficile è anche la loro situazione nel mondo del lavoro, come sottolinea il Censis. Il nostro Paese, infatti, si distingue negativamente in Europa per la condizione lavorativa della donna, sia per il ritardo in termini di partecipazione che di opportunità di carriera. Il tasso di occupazione femminile al 56,2% – oltre ad essere l’ultimo in Ue – si deve leggere alla luce del tipo di lavoro che le donne svolgono: una donna su 3 lavora part time, di cui oltre il 60% in modo involontario. Inoltre, secondo un sondaggio condotto sulla più grande community di expat – termine che, in inglese, indica le persone che si trasferiscono all’estero per motivi lavorativi – in tutto il mondo, l’Italia è per le donne uno dei peggiori paesi in cui espatriare per lavoro, piazzandosi 56esimo su 57. Il 34% delle intervistate espatriate in Italia è insoddisfatta, di contro la media globale è del 20%, il 26% ritiene di ricevere uno stipendio troppo basso rispetto a quello che guadagnerebbe nel suo paese, mentre a gravare di più è il giudizio sulla conciliazione dei tempi vita-lavoro offerti in Italia, il 50% delle donne ne fa un bilancio negativo. 

 

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