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Stress da lavoro, qualche numero

L’Oms ha riconosciuto ufficialmente la sindrome da burnout, un fenomeno diffuso e allo stesso tempo difficile da quantificare

di Redazione

L’Organizzazione mondiale della Sanità ha ufficialmente riconosciuto il burnout – il primo a occuparsene fu lo psicologo Herbert Freudenberger nella prima metà degli anni ’70 – quale malattia dovuta allo stress da lavoro o da disoccupazione. La definizione della malattia resta però vaga, nel senso che è difficile da diagnosticare e la stessa Oms precisa che dapprima è opportuno sincerarsi che il paziente non soffra di disturbi simili, relativi però ad ansia o depressione di diversa origine. È difficile quantificare il burnout – quanti ne soffrono e perché – anche se in America sono stati diffusi studi piuttosto dettagliati.

In Italia, stando al Rapporto BES dell’Istat, che misura il benessere soggettivo, negli ultimi anni sono stati registrati significativi miglioramenti in termini di soddisfazione. Riguardo il grado di soddisfazione per il proprio lavoro, si evidenzia ad esempio nell’edizione dello scorso anno, nel 2017 si confermavano i segnali positivi, in lieve crescita rispetto al 2016 (il punteggio medio, su una scala da 0 a 10, passa da 7,3 del 2016 a 7,4). Segnali positivi anche nella percezione di insicurezza del proprio lavoro, dove la percentuale di occupati che nei successivi sei mesi riteneveano sia probabile perdere il lavoro attuale e sia poco o per nulla probabile trovarne un altro simile risultava in diminuzione rispetto all’anno precedente (-0,8 punti percentuali).

Un recente studio del Censis sul welfare aziendale ha messo in luce come il 50,6% dei lavoratori affermi che negli ultimi anni si lavora di più, con orari più lunghi e con maggiore intensità. Sono 2,1 milioni i lavoratori dipendenti che svolgono turni di notte, quattro milioni lavorano di domenica e nei giorni festivi, 4,1 milioni lavorano da casa oltre l’orario di lavoro con e-mail e altri strumenti digitali, 4,8 milioni lavorano oltre l’orario senza il pagamento degli straordinari. A causa del lavoro, afferma il Censis, «5,3 milioni di lavoratori dipendenti provano i sintomi dello stress (spossatezza, mal di testa, insonnia, ansia, attacchi di panico, depressione), 4,5 milioni non hanno tempo da dedicare a se stessi (per gli hobby, lo svago, il riposo), 2,4 milioni vivono contrasti in famiglia perché lavorano troppo».

Resta il fatto, però, che la sindrome da burnout può essere più frequente riscontrarla in categorie lavorative molto particolari quali medici e insegnanti. Nel primo caso, secondo alcuni studi sul tema, l’esaurimento fisico dei medici in America può costare al sistema sanitario circa 4,6 miliardi di dollari l’anno. Nel secondo caso, invece, in Italia, stando alle rilevazioni dell’Osservatorio nazionale salute e benessere dell’insegnante dell’università Lumsa di Roma che ha condotto diverse indagini negli ultimi anni, la sindrome può avere interessato oltre il 60% dgli intervistati. I sintomi possono variare dall’esaurimento emotivo all’insonnia o abuso di farmaci o all’isolamento anche al di fuori del conesto lavorativo.

 

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