Usa 2020. L’economia premia Trump
Sale l’indice di approvazione nei confronti del presidente, ma i sondaggi attuali lo vedono sfavorito in un’ipotetica sfida con Biden
di Redazione
Dal primo luglio gli Stati Uniti sono entrati nel ciclo di espansione economica più lungo della storia, superando il record di 120 mesi consecutivi di crescita che risaliva al periodo marzo 1991 – marzo 2001. La striscia positiva attuale dura dal giugno del 2009, a seguito della crisi. Secondo il National Bureau of Economic Research, il Pil statunitense è cresciuto del 25%, con un tasso di disoccupazione sceso a maggio al 3,6%, il più basso dal 1969.
Il trend conferma due aspetti. Il primo: l’espansione economica è cominciata sotto l’amministrazione Obama, dopo lo scoppio della crisi del 2008. Il secondo: l’economia americana si sta rafforzando ulteriormente e ciò è stato possibile osservarlo nei primi anni di Trump alla Casa Bianca. «L’economia americana è migliore di quanto non lo sia mai stata! Anche se a malapena le fake news mi danno credito per questo», è stato il commento del presidente americano nel giorno in cui si evidenziavano i dati positivi.
Il mercato del lavoro, dicevamo, continua a registrare miglioramenti. In realtà a giugno il tasso di disoccupazione è leggermente cresciuto rispetto a maggio, passando dal 3,6% al 3,7%. Ad ogni modo sono stati creati 224 mila posti di lavoro, quando erano 165 mila quelli attesi. In virtù di questi risultati sarà curioso valutare a breve le prossime mosse di politica monetaria da parte della Fed, considerando anche che nei prossimi mesi è previsto tuttavia un rallentamento dell’economia.
L’economia, al tempo stesso, spinge il grado di approvazione nei confronti di Trump. Che ora sale al 44%, cinque punti percentuali in più rispetto ad aprile, secondo un sondaggio di Washington Post-Abc News diffuso domenica (il tasso di disapprovazione, però, si colloca al 53%). L’aspetto economico spinge, dunque, l’indice di approvazione (51%), a seguire fisco (42%), politica estera e immigrazione (40%). Più indietro i temi legati alle questioni di genere (32%) e sul clima (29%).
Lo stesso sondaggio continua a mettere in risalto un andamento già evidenziato, ovvero uno svantaggio rispetto all’ex vicepresidente Joe Biden in vista delle presidenziali di novembre 2020 – Biden viene considerato tra i favoriti alle primarie democrariche – ad oggi di circa dieci punti. Più equilibrati, pur partendo in svantaggio, i confronti con altri potenziali sfidanti quali Kamala Harris, Elizabeth Warren e Bernie Sanders.
Le puntate precedenti:
Usa 2020 ai nastri di partenza