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Odio e razzismo, così l’intolleranza online

Gli episodi, sia online che nella realtà, sono ormai quotidiani, ma quanto sono effettivamente intolleranti gli italiani?

di Redazione

Nella cronaca nazionale gli episodi di razzismo sono all’ordine di giorno: è solo di pochi giorni fa la notizia, che ha particolarmente colpito l’opinione pubblica, di un ragazzo denunciato per aver dato un calcio ad un bambino di origini marocchine di tre anni che si era avvicinato alla carrozzina della figlia. Questo gesto rileva la parte peggiore e palese del razzismo in generale, ma quanto sono realmente intolleranti gli italiani verso le “diversità”?

Secondo quanto emerge dalla quarta edizione della Mappa dell’Intolleranza, progetto ideato da Vox – l’Osservatorio italiano sui diritti -in collaborazione con diverse Università italiane, che fotografa l’odio sui social, cresce l’intolleranza degli italiani. La rilevazione ha mappato i tweet (che il report indica come il veicolo privilegiato di incitamento alla tolleranza poiché gli “odiatori” non sono più i cosiddetti “leoni da tastiera” spesso anonimi, ma vogliono essere riconosciuti) che tra marzo e maggio 2019 contenevano parole ritenute sensibili, fino a estrarre i contenuti esplicitamente riconducibili all’hate speech. Dei 215 mila tweet analizzati, oltre 151.700 sono risultati contenenti almeno uno dei 76 termini sensibili e si concentrano soprattutto nelle grandi città.

Concentrandosi sui tweet collegati in qualche modo al fenomeno delle migrazioni, lo studio ha rilevato un aumento piuttosto marcato dei tweet xenofobi: pari al 15% in più rispetto allo stesso periodo del 2018 (il 66,7% dei tweet riguardanti i migranti erano classificabili come di odio). Va comunque sottolineato che il periodo delle rilevazioni coincide con quello della campagna elettorale in vista delle elezioni europee. Come spiega Marilisa D’Amico, co-fondatrice di Vox, prof. ordinario di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Milano, «i dati emersi dalla Mappa 4.0 mostrano una drammatica correlazione tra il linguaggio dei politici – rappresentanti o candidati alle elezioni Europee – sempre più caratterizzato da toni intolleranti e discriminatori con l’aumento dei tweet razzisti e xenofobi».

Nello specifico, oltre agli stranieri in generale, bersaglio di tweet negativi sono i migranti religiosi, cioè i musulmani e quelli di religione ebraica: per quanto riguarda i primi, i tweet negativi si concentrano soprattutto intorno alla percezione di eventi internazionali, mentre per gli ebrei l’Osservatorio evidenzia una nuova tendenza praticamente inesistente nel 2018, ma che si sta diffondendo in tutta Europa.

Un’altra categoria, la seconda per numero di tweet estratti, fortemente presa di mira dagli haters online è quella delle donne. In questo senso la mappatura ha individuato quasi 40 mila tweet negativi, il 27% del totale dei messaggi di odio, con diversi gradi di aggressività. Anche in questo caso si riscontra un aumento rispetto alla rilevazione dello scorso anno e, anche in questo caso gli ultimi giorni sono stati colmi di episodi esemplari – dagli atti più violenti alle critiche sul vestito e la forma fisica delle nuove ministre.

Un dato positivo si riscontra invece per i messaggi omotransfobici, questi -tendenza che si manifesta da qualche anno – sono in diminuzione rispetto agli anni passati, confermando una tendenza che si manifesta ormai da qualche anno e che testimonia l’impatto positivo che stanno avendo le campagne di sensibilizzazione.

 

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