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Il Cdm ha approvato la Nota di aggiornamento al DEF

La Nota, spiega il Governo, definisce il perimetro di finanza pubblica nel quale si iscriveranno le misure della prossima legge di bilancio, in un quadro di politica economica ambizioso e coerente con gli obiettivi enunciati dal Governo nelle comunicazioni programmatiche rese al Parlamento

di Redazione

Il Consiglio dei Ministri, riunito lunedì 30 settembre intorno alle 19,40, ha dato il via libera alla Nota di aggiornamento al Documento di economia e Finanza 2019 (NaDef). 

Il Presidente Conte e il Ministro Gualtieri in conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri – fonte: Governo.it

La Nota, si legge nel comunicato diffuso dall’ufficio stampa di Palazzo Chigi, definisce il perimetro di finanza pubblica nel quale si iscriveranno le misure della prossima legge di bilancio, in un quadro di politica economica ambizioso e coerente con gli obiettivi enunciati dal Governo nelle comunicazioni programmatiche rese al Parlamento. Gli interventi saranno prevalentemente volti ad assicurare la crescita economica in un contesto di sostenibilità delle finanze pubbliche, attraverso l’incremento degli investimenti pubblici, in particolare di quelli per l’innovazione, per la conversione all’economia verde e per il potenziamento delle infrastrutture materiali, immateriali e sociali, a partire dagli asili nido; l’azzeramento delle clausole di salvaguardia sull’Iva per il 2020 e la loro riduzione per il biennio 2021-2022; la riduzione del carico fiscale sul lavoro; l’aumento della produttività del sistema economico, della pubblica amministrazione e della giustizia; la digitalizzazione dei pagamenti; il rafforzamento delle politiche di riduzione delle disuguaglianze e della disoccupazione, a partire da quella giovanile e femminile; la lotta all’evasione fiscale.

Per quanto riguarda la programmazione delle finanze pubbliche, per il 2020 la NaDef fissa un obiettivo di indebitamento netto (deficit) pari al 2,2% del prodotto interno lordo (PIL). Rispetto alla legislazione vigente, che determinerebbe un rapporto deficit/PIL pari all’1,4%, si configura quindi lo spazio di bilancio per una manovra espansiva pari a 0,8 punti percentuali di PIL (circa 14,5 miliardi di euro).

Rispetto al 2019, nel quadro programmatico di finanza pubblica, l’indebitamento netto risulta invariato, mentre il rapporto tra debito e PIL diminuisce di 0,5 punti percentuali. L’indebitamento netto strutturale registra una riduzione di 0,1 punti percentuali.

Grazie al sostegno alla crescita assicurato dalle misure espansive, nel 2020 è attesa una crescita del PIL pari allo 0,6%. Si prevede inoltre una riduzione del tasso di disoccupazione e un incremento sia delle unità standard di lavoro sia del numero di occupati superiore a quello atteso a legislazione vigente.

LE PREVISIONI MACROECONOMICHE

Le stime di crescita per la seconda parte dell’anno prefigurano una dinamica più contenuta rispetto a quanto ipotizzato in aprile. Le informazioni congiunturali più recenti indicano una performance ancora debole dell’attività manifatturiera. In luglio la produzione industriale si è ridotta (-0,7 per cento m/m) oltre le attese e in prospettiva ci si attende una variazione negativa dell’indice nel complesso del terzo trimestre rispetto a quello precedente.

L’indice di fiducia delle imprese manifatturiere è peggiorato ulteriormente in agosto, risentendo del deterioramento dei giudizi sugli ordini e sulle attese di produzione. L’indice dei responsabili degli acquisti delle imprese (Purchasing Managers’ Index, PMI) della manifattura si è mantenuto al di sotto della soglia che indica un’espansione dell’attività economica. Il settore delle costruzioni dovrebbe mostrare una maggiore resilienza come si evince dagli ultimi risultati della produzione.

Le prospettive per i servizi indicano al più una debole crescita: in settembre l’indice di fiducia settoriale ISTAT, pur in miglioramento rispetto al mese precedente, rimane al disotto della media di lungo termine. Anche dal lato dei consumatori, nell’indagine di settembre migliora il clima di fiducia complessivo e quello relativo alla situazione personale e alle prospettive future, ma peggiorano le valutazioni sulla situazione economica del Paese e le intenzioni d’acquisto di beni durevoli.

Nel complesso la stima del PIL per il 2019 è pari quindi allo 0,1 per cento (dallo 0,2 per cento del DEF). L’attività economica continuerà a subire gli effetti del rallentamento della produzione industriale tedesca, dell’inasprimento delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e del perdurare dell’incertezza riguardo la “Brexit”. A questo si somma una ripresa della domanda interna, in particolare dei consumi, inferiore rispetto a quanto previsto nel quadro programmatico del DEF.

Le precedenti stime si basavano, infatti, sulle valutazioni ex ante dell’impatto dei provvedimenti di Quota 100 e Reddito di Cittadinanza contenute nelle relazioni tecniche. Rispetto alle iniziali stime prudenziali circa la platea dei potenziali beneficiari, il numero delle effettive adesioni per entrambi i provvedimenti è risultato, per il momento, inferiore alle ipotesi.

La revisione della previsione per la seconda metà del 2019 incide principalmente sul 2020: ne consegue un trascinamento inferiore di 0,3 punti percentuali rispetto al DEF che viene interamente incluso nella nuova previsione tendenziale (allo 0,43% dallo 0,75% del DEF, cfr. riquadro ‘La revisione delle stime di crescita per il 2019 e gli anni seguenti’). La previsione di crescita del PIL è invariata per il 2021 (0,8 per cento) mentre è rivista al rialzo per il 2022 (1,0 per cento dallo 0,8 per cento).

DOMANDA INTERNA

Con riferimento alle componenti della domanda, le informazioni congiunturali più recenti suggeriscono una crescita debole dei consumi anche nella seconda parte dell’anno: le vendite al dettaglio continuano ad essere deboli e i dati sulle nuove immatricolazioni di auto risultano in recupero solo negli ultimi mesi. Per quanto riguarda l’impatto del Reddito di Cittadinanza, dopo una prima fase di assestamento, il tasso di adesione a tale misura di sostegno al reddito dovrebbe confermarsi in linea con le stime iniziali e contribuire alla crescita dei consumi. Con riferimento all’impatto degli aumenti dell’IVA previsti dalla Legge di Bilancio 2019, nonostante si sia adottata un’ipotesi di traslazione solo parziale sui prezzi al consumo del maggior onere fiscale, l’effetto inflattivo inciderebbe sul reddito disponibile reale con ricadute sulla propensione al consumo. Di conseguenza, il tasso di risparmio si ridurrebbe lievemente, attestandosi poco sopra l’8 per cento a fine periodo.

Per gli investimenti è prevista solo una lieve crescita nel 2019, per poi tornare su un sentiero di espansione modesto negli anni successivi. Nello scenario tendenziale la debolezza degli investimenti si protrae anche nel 2020 a causa dell’incertezza generata dalle politiche commerciali e dalle tensioni geo-politiche. Gli investimenti riprendono a crescere a fine periodo sostenuti dalla ripresa dell’export, dal progressivo recupero dei margini di profitto e dall’ipotesi di rendimenti più favorevoli. Gli investimenti in costruzioni dopo l’aumento registrato nel 2019 mostrano una dinamica moderata grazie alla componente residenziale, che beneficia di condizioni di accesso al credito più favorevoli. Nel complesso, la domanda interna costituisce il principale motore della crescita nell’intero arco previsivo.

COMMERCIO ESTERO

Con riferimento al settore estero, nel 2019 e nel 2020 le esportazioni aumenterebbero in media a un tasso lievemente superiore a quello dei mercati esteri rilevanti per l’Italia, recuperando in parte il forte rallentamento del 2018, anno in cui ha pesato maggiormente l’incertezza generata dalle tensioni commerciali. Negli ultimi due anni di previsione la crescita è sostanzialmente analoga alla domanda estera. Le importazioni riporterebbero un profilo di crescita moderato in linea con la dinamica della domanda interna. Ci si attende quindi che le esportazioni nette forniscano un contributo positivo nel 2019 per 0,6 punti percentuali e nel 2020 per 0,1 punti percentuali per poi annullarsi nel biennio 2021- 2022. Il saldo delle partite correnti risulterebbe pari a 2,6 punti percentuali di PIL a fine periodo.

MERCATO DEL LAVORO

Nella seconda parte del 2019, la dinamica del mercato del lavoro risente degli effetti ritardati della debole fase ciclica e di quelli, ridimensionati, delle adesioni al Reddito di Cittadinanza e a Quota 100. In media d’anno, il numero degli occupati aumenta dello 0,5 per cento, accompagnato da una crescita marginale dell’offerta di lavoro; il tasso di disoccupazione si colloca al 10,1 per cento (10,6 nel 2018). La riduzione del tasso di disoccupazione rispetto al 2018 riflette principalmente il miglioramento del mercato del lavoro riscontrato nei primi sette mesi dell’anno in corso.

Inoltre dai dati dell’indagine sulle forze di lavoro non emerge ancora pienamente l’incremento del tasso di partecipazione che sarebbe dovuto scaturire dall’adesione al reddito di cittadinanza (RdC) e dal conseguente patto per il lavoro. È ragionevole ipotizzare che l’attuazione completa del RdC avvenga con un certo ritardo rispetto alla previsione iniziale. Conseguentemente l’incremento del tasso di partecipazione che nel DEF era stato attribuito principalmente al primo anno di entrata in vigore del provvedimento, è stato ora traslato in parte anche sul 2020, attraverso un moderato incremento del tasso di crescita delle forze lavoro. La rimodulazione, unitamente alla debole dinamica dell’occupazione, determina un tasso di disoccupazione che aumenta al 10,2 per cento per poi ridursi gradualmente al 9,5 per cento nel 2022. Nel 2020 prosegue l’aumento delle ore lavorate per occupato poiché si ipotizza solo una parziale sostituzione degli aderenti a quota 100 adottando le stesse ipotesi metodologiche già adottate nel DEF. La dinamica dei salari pro-capite rallenta nel 2019 rispetto al 2018 e resta modesta nel triennio successivo. Il tasso di crescita del costo del lavoro per unità di prodotto, risentendo della moderata crescita della produttività, aumenta in media dell’1,2 per cento nell’orizzonte di previsione (2019-2022).

INFLAZIONE

L’inflazione resta contenuta nel 2019 (0,8 per cento) per effetto della caduta dei prezzi dei beni energetici e del rallentamento della domanda interna. Il deflatore del PIL aumenta dello 0,9 per cento nel 2019. Nel 2020 – 2021 la dinamica dei prezzi risente dell’aumento delle aliquote IVA.

(fonti: Governo.it e MEF)

 

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