La domanda interna «anello debole» della nostra economia
Lo sostiene il Centro Studi Confindustria. L’andamento dei consumi, in effetti, è altalenante e la ripresa stenta a decollare. Commercio al dettaglio: nuova flessione ad agosto
di Redazione
Se negli Stati Uniti, l’espansione economica è trainata soprattutto dai consumi, altrettanto non si può dire in Europa. Nell’Eurozona in particolare, ricorda l’Istat nell’ultima nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, la debolezza della spesa per consumi e delle esportazioni è stata la principale causa del rallentamento del Pil nel secondo trimestre. In Italia l’andamento dei consumi è stato alquanto altalenante e in generale si osserva una ripresa che stenta a decollare.
Negli ultimi otto anni, secondo Confesercenti, il mercato interno italiano ha infatti perso 60 miliardi di euro di spesa. E ad agosto, rileva l’Istat, si stima, per le vendite al dettaglio, una diminuzione congiunturale dello 0,6% in valore e in volume. Sono in flessione sia le vendite dei beni alimentari (-0,9% in valore e -1% in volume) sia quelle dei beni non alimentari (-0,3% in valore e -0,4% in volume). Anche se, su base annua, le vendite al dettaglio registrano un aumento dello 0,7% in valore e dello 0,5% in volume. Sono in crescita sia le vendite dei beni alimentari (+1,1% in valore e +0,1% in volume), sia quelle dei beni non alimentari (+0,4% in valore e +0,8% in volume).
Nell’ultimo report sugli scenari di politica economica, il Centro Studi Confindustria osserva che in Italia l’anello debole è la domanda interna. Nello specifico, dal lato dei consumi privati, quelli delle famiglie «sono caratterizzati, già da oltre un anno, da una dinamica fiacca». In positivo, afferma il CSC, «agiscono le risorse provenienti dal Reddito di cittadinanza, ma con effetti più limitati e più ritardati rispetto a quanto inizialmente previsto che penalizzano l’uscita dei consumi dal 2019 e quindi, statisticamente, la variazione media per il 2020; e l’aumento dell’occupazione quest’anno, che contribuisce ad alimentare il reddito disponibile, ma con un effetto di breve durata, che dovrebbe quasi sparire il prossimo anno».
In negativo, conclude il Centro Studi Confindustria, pesa l’aumento della propensione al risparmio, legato all’accresciuto motivo precauzionale. «L’erosione del reddito disponibile nel 2020, a causa della riduzione dei redditi da interessi e di quelli derivanti dalla distribuzione dei profitti delle imprese; il già ricordato aumento delle aliquote IVA e delle accise, che erodono il potere di acquisto delle famiglie».