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Sempre più italiani all’estero

I motivi che spingono, giovani e non solo, a lasciare il paese sono diversi. Dal lavoro alle differenze di reddito tra classi di età

di Redazione

Secondo i dati della Fondazione Migrantes, contenuti nel consueto rapporto (di recente diffusione), risultano essere 128 mila le partenze di cittadini italiani nell’ultimo anno. Su un totale di oltre 60 milioni di cittadini residenti in Italia a gennaio 2019, alla stessa data l’8,8% è residente all’estero, quasi 5,3 milioni. E quasi la metà degli italiani iscritti all’AIRE (Anagrafe Italiani residenti all’estero) è originaria del Sud d’Italia (48,9%, di cui il 32% è relativo al Mezzogiorno e il 16,9% alle Isole). Ma il dato che colpisce è che non sono solo giovani “in cerca di fortuna” a lasciare l’Italia, spesso sono anche coppie o famiglie con figli.

Il lavoro, certo, è una delle motivazioni. Ma anche la mancanza di opportunità, la sensazione che il futuro – soprattutto per i figli, appunto – non sia più roseo. Le possibili soluzioni riguardano la politica, che deve trovare risposte, ad esempio, al progressivo aumento delle culle vuote. Ma così, ad occhio, il trend non stupisce troppo, perché segue alcune dinamiche in atto da anni, storture mai corrette che nel lungo periodo disorientano, portando le persone a prendere decisioni anche drastiche, come può essere quella di preparare le valigie e andare alla scoperta di posti “capaci” di offrire maggiore sicurezza e stabilità.

Il Rapporto Censis-Tendercapital, presentato qualche giorno fa, ricorda che in un decennio nel paese gli over 65 sono cresciuti di 1,8 milioni, un dato che colloca l’Italia alle prime posizioni nell’UE con il 22,8% di anziani, seguita da Grecia (21,9%), Portogallo (21,7%), Finlandia (21,6%) e Germania (21,5%). Ora, gli anziani rappresentano anche una “spinta” all’economia e contribuiscono non poco alla crescita del Pil: fin qui poco male, anzi. A destare preoccupazione, però, sono le discrepanze con le altre fasce della popolazione.

Per farla breve: la quota di ricchezza degli anziani sul totale di quella posseduta dalle famiglie è passata, nel giro di 20 anni, dal 20,2% a quasi il 40% del totale. Hanno, dunque, una ricchezza media più alta del 13,5% di quella media degli italiani. Nel confronto quella dei millennial è inferiore del 54,6%. In venticinque anni la ricchezza degli anziani è aumentata in termini reali del 77%, quella dei millennial è invece calata del 34,6%. Il reddito medio familiare degli anziani in 25 anni ha segnato +19,6% reale ed è passato dal 19% del totale al 31%, mentreil reddito dei millennial ha registrato -34,3% nello stesso periodo. Come se non bastasse, è proprietario dell’abitazione in cui vive il 76,1% degli anziani (era il 64,7% 25 anni fa) ed il 44,5% dei giovani (era il 49,7% venticinque anni fa). In definitiva, osserva il Censis, «il 62,7% degli anziani dichiara di avere una situazione economica solida, le spalle coperte, contro il 36,2% del totale della popolazione».

 

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