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Prosegue la fase stagnante della nostra economia (anche nel 2020)

La Commissione europea taglia le stime di crescita, ultima posizione per l’Italia quest’anno e il prossimo

di Redazione

L’Istat ci aveva avvertiti già qualche giorno fa nella nota di ottobre: «È proseguita la tendenza alla stabilizzazione dell’indicatore anticipatore che è rimasto compatibile con uno scenario di mantenimento degli attuali livelli produttivi», che, tradotto, equivale a registrare un prolungamento della fase stagnante della nostra economia. Che a quanto pare, stando alle stime della Commissione europea, proseguirà ancora nel 2020, con la crescita che è attesa dello 0,4%, di poco sopra lo 0,1% di quest’anno.

C’è da dire che in generale Bruxelles ha tagliato le stime un po’ per tutti i paesi dell’UE. L’aggravante, per l’Italia, è che occupiamo l’ultima posizione, sia nel 2018 sia nel 2019. I paesi che quest’anno crescerannodi più sono Irlanda (+5,6%) e Malta (+5%). Non se la passa troppo bene, invece,  la Germania, +0,4%. Nel complesso i fattori di incertezza osservati negli ultimi tempi (rallentamento degli scambi commerciali, Brexit, tensioni geopolitiche) proseguiranno a condizionare le dinamiche ancora nei prossimi mesi.

Nel 2020, la Germania dovrebbe crescere dell’1%, la Francia dell’1,3% (allo stesso ritmo del 2019), la Spagna dell’1,5%, il Portogallo dell’1,7% e la Grecia del 2,3%. Per quanto riguarda il nostro paese, la Commissione ritiene la modesta crescita del prossimo anno sarà trainata dalla domanda esterna e dalla spesa  delle famiglie, che però sarà attenuata dal mercato del lavoro in deterioramento.

E non è tutto: Bruxelles ha delle riserve anche sulla manovra economica, sulle coperture e in particolare quelle anti-evasione. L’esecutivo UE ha poi visto al rialzo il debito italiano che nel 2019 salirà al 136,2% e nel 2020 a 136,8%. Le stime di primavera lo davano a 133,7% e 135,2%: «Le cause principali sono debole crescita del Pil nominale, deterioramento dell’avanzo primario e costo in aumento delle misure passate, cioè reddito di cittadinanza e quota 100. Le stesse misure sono la causa anche del peggioramento del deficit che dal 2,2% del 2019 passerà al 2,3% l’anno prossimo».

 

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