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«Sogni e bisogni dei pensionati», il rapporto Tecnè per Spi Cgil

Rispetto a un anno fa la grande maggioranza giudica la condizione economica personale stabile, ma il 20,9% dichiara un deterioramento. Il 35,7% dei pensionati dichiara di sostenere economicamente un parente stretto, un ammortizzatore che vale tra gli 8 e i 10 miliardi di euro, cioè molto più del reddito di cittadinanza

di Redazione

Vivono un presente che non si distacca dal passato prossimo, senza miglioramenti e con una pericolosa inclinazione verso un peggioramento della propria condizione. Rispetto a un anno fa, infatti, la grande maggioranza dei pensionati, giudica la condizione economica personale stabile (78,9%), ma a fronte dello 0,2% che la ritiene migliorata, il 20,9% dichiara un deterioramento. Percentuali che riflettono anche la percezione della situazione economica generale del Paese, con una lettura di prevalente stagnazione economica (77,4%) mentre il 22,3% ritiene che ci sia stato un ulteriore peggioramento. Nemmeno lo sguardo verso il futuro appare attraversato da un sentimento più positivo. Sia per quanto riguarda la condizione personale che quella generale dell’Italia, prevale la convinzione che poco o nulla cambierà nei prossimi mesi. Il 91,2% pensa, infatti, che la situazione economica della propria famiglia resterà invariata, percentuale che scende all’80,8% se lo sguardo si volge verso l’Italia nel suo complesso. E sia che ci si riferisca alla condizione personale che a quella generale, i pessimisti prevalgono sempre sugli ottimisti. È quanto emerge dal rapporto di ricerca Sogni e bisogni dei pensionati dell’istituto Tecnè e della Fondazione Giuseppe Di Vittorio realizzata per SPI-CGIL (Sindacato pensionati italiani).

Per 6 pensionati su 10, spiega il rapporto, il principale problema sono le tasse troppo alte (30,6%) o la pensione troppo bassa (30,1%). In entrambi i casi, quindi, il problema è l’assegno pensionistico, troppo magro a valle, a causa della dispersione del valore lungo il percorso fiscale, o troppo esiguo a monte, a causa dell’importo di partenza insufficiente a una vita dignitosa. Il terzo problema è la disoccupazione o la precarietà dei figli, indicazione che la dice lunga sulla fine di quel processo di miglioramento e crescita delle condizioni economiche e sociali che fino a pochi anni fa caratterizzava il passo generazionale. Non è un caso, quindi, che il 35,7% dei pensionati dichiari di sostenere economicamente un parente stretto, come appunto un figlio, percentuale che attraversa l’Italia da nord a sud senza sostanziali differenze. Un ruolo che va oltre quello del tradizionale welfare informale ma diventa un ammortizzatore economico che vale tra gli 8 e i 10 miliardi di euro, cioè molto più del reddito di cittadinanza.

RAPPORTO-SOGNI-E-BISOGNI-DEI-PENSIONATI

C’è naturalmente anche chi, al contrario, ha bisogno di un sostegno economico. L’11,2% dei pensionati intervistati ha dichiarato che, costantemente o ogni tanto, tirano avanti grazie all’aiuto di un parente. L’equivalente, cioè, di ulteriori 2-3 miliardi di euro che contribuiscono a una sorta di economia circolare senza la quale, probabilmente, la povertà assumerebbe tinte ancora più drammatiche per una quota consistente di popolazione.

CLIMA SOCIALE E CONDIZIONI DI SALUTE

Se può non sorprendere che la condizione economica e sociale abbia una relazione con lo stato di salute (il 61,2% si dichiara in buone condizioni, mentre il 38,8% soffre di una malattia, in prevalenza cronica, cui si aggiunge una quota consistente di non autosufficienti) stupisce e preoccupa la differenza di passo sociale: i pensionati che non godono di buona salute sono il 12,9% tra i benestanti e 44,5% nelle classi economiche più basse (vulnerabili e poveri), il 33,2% al nord e il 47,4% nel mezzogiorno. E a proposito di non autosufficienza il 19,5% dichiara di avere una persona in tale condizione nella propria famiglia, con percentuali che si distribuiscono uniformemente per area geografica ma che ancora una volta rimarcano una drammatica e preoccupante differenza in base alla condizione economica, con il 9,7% di incidenza nelle famiglie benestanti e il 21,5% in quelle più povere. E sempre per quanto riguarda la non autosufficienza il 92% ritiene non adeguata la risposta del servizio pubblico a tale problema e l’83,5% dichiara che dovrebbe farsi carico lo stato, attraverso la fiscalità generale, di dare sostegno alle famiglie, attraverso un mix di trasferimenti monetari e servizi (79,7%), piuttosto che esclusivamente servizi (13,7%) o trasferimenti monetari (2,5%).

Naturalmente un peso importante nel valore della pensione ha a che fare con il prelievo fiscale. Il 43,4% ritiene che sia uguale a quello degli altri redditi, il 38,4% che sia più alto, mentre solo il 10% lo considera più basso. E per tre pensionati su quattro la differenza tra lordo e netto dell’assegno pensionistico è almeno del 20-30%. Ciononostante, solo il 10,9% ritiene che le tasse andrebbero calate tagliando i servizi. L’11,6%, al contrario, ritiene che le tasse siano indispensabili a garantire i servizi pubblici e il 77,5% pensa che siano così elevate per colpa dell’evasione.

LE PENSIONI

Infine, le pensioni e il loro valore: per tre intervistati su quattro la pensione dovrebbe garantire il tenore di vita di quando si lavorava (53,3%) o uno standard abbastanza prossimo (24,1%). Per la grande maggioranza, in questi ultimi anni, l’assegno ha perso molto (59,1%) o abbastanza (32,5%) del potere di acquisto e il criterio con il quale andrebbero aumentate le pensioni vede, innanzitutto, la relazione diretta con i contributi versati (39,3%), seguito da aumenti uguali per tutti (28,8%) o aumenti graduali al crescere della pensione (23,3%). Per quanto riguarda, invece, la rivalutazione, il 23,1% ritiene che debba riguardare al 100% tutti gli assegni, mentre il 41,4% vorrebbe escludere le pensioni più alte e il 25,1% limitarle esclusivamente a quelle più basse.

Ultimo aspetto, non di costume: solo il 14,8% ritira la pensione in contanti. Il 43,7% la riceve sul proprio conto corrente bancario e il 38,9% su quello postale. Il che dimostra che, quella dei pensionati è una fotografia da aggiornare, sia nei comportamenti che nei modi di pensare, per raccontare una realtà di energie positive e istanze concrete troppo spesso disattese.

NOTA METODOLOGICA
Campione rappresentativo della popolazione di 60 anni e oltre in condizione di pensionato Campione articolato per sesso, età, area geografica
Estensione territoriale: territorio nazionale
Numerosità del campione: 2.000 casi
Metodo di rilevazione: Cati – Cami – Cawi
Margine di errore: +/- 2,2% a livello complessivo
Data di effettuazione delle interviste: 8-12 ottobre 2019
Committente: SPI – CGIL

 

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