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Dove comincia l’immigrazione

"IN VIAGGIO" CON LORENZO DI PIETRO
di Fabio Germani

Al fianco di tanti uomini e tante donne per un mese, nel deserto, in Africa, accompagnandoli durante un tragitto irto di pericoli. Destinazione: Europa. Un miraggio per molti di loro.
Lorenzo Di Pietro è giornalista free lance e in questi giorni sta girando l’Italia in lungo e in largo con la sua mostra fotografica “Miraggio Europa”. Mentre lo contattiamo telefonicamente è in viaggio verso Brescia, che ospiterà il suo progetto nell’ambito di una iniziativa della Fondazione Pietro Malossi dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia. “L’idea – spiega Di Pietro a T-Mag – è quella di accostare l’Unità d’Italia al tema dei migranti”. A giugno presenterà la mostra a Malta e successivamente in Romania (a settembre 2010 l’aveva inaugurata al Parlamento europeo di Strasburgo), ma prima – dal 20 al 22 maggio – sarà a Firenze all’annuale fiera Terra Futura dove ha ottenuto il patrocinio dell’Unhcr (l’Alto commissariato Onu per i Rifugiati).
Di Pietro è stato in Niger a inizio 2010, nella regione di Agadez, un’area desertica al centro dei traffici di droga, alcool e migranti. Da lì prende il via il tour della speranza. “In luoghi come Agadez – scrive Di Pietro sul suo blog – i migranti vivono in ghetti. Molti sono letteralmente imprigionati, poiché dopo essere stati derubati, dovranno accettare ogni compromesso per poter mangiare e per racimolare il denaro necessario a pagare il cockseur, ovvero il trafficante che li ospita e che procurerà loro un posto sul cassone di un vecchio camion verso l’oasi di Bilma, ultima tappa prima della Libia. I cockseur hanno in mano la vita di queste persone, e ne decidono la vendita come schiavi, o l’abbandono e la morte certa nel deserto, quando il loro trasporto non è più conveniente”.

Cosa ti ha spinto in Niger?

Avevo intenzione di svolgere un reportage in Africa e quella dei migranti è stata una scelta obbligata. Eravamo a pochi mesi dall’entrata in vigore degli accordi tra Italia e Libia, quindi la politica dei respingimenti e gli arresti di quanti oltrepassavano il confine libico. Tendenzialmente guardiamo all’immigrazione come un fenomeno che inizia a Lampedusa, ma in verità finisce a Lampedusa. L’immigrazione è tutto quello che accade prima e che la gente non vede. Volevo capire, perciò, quali erano gli effetti degli accordi, se i migranti si fermavano prima di giungere in Libia, se continuavano a partire nonostante le restrizioni, quale era il loro destino.

E dal Niger hai seguito i migranti fino in Libia?

In realtà no. Li ho seguiti lungo il percorso che conduce in Libia, ma non sono potuto entrare nel Paese perché in quel periodo la guerriglia infestava il territorio ed io non avevo il permesso per oltrepassare il limite imposto dai militari che perlustravano la zona. Mi sono concentrato sulle città del deserto e su ciò che accadeva. Il viaggio è un racconto quasi romantico mentre le condizioni di vita nei ghetti rappresentano la parte giornalisticamente più rilevante.

Perché documentare le tappe di questo viaggio attraverso la fotografia?

Quando sono partito non avevo in mente di fare una mostra fotografica. Avevo certamente l’ambizione di fare un buon lavoro perché credo che la fotografia sia uno degli strumenti più potenti per affrontare una storia, a volte più delle parole. Le parole riescono a dare delle notizie, le fotografie trasmettono emozioni e negli occhi delle persone ritrovi molti più significati che altrove. È stato al mio rientro che ho deciso di dare vita ad un progetto incentrato sulle immagini, riguardando le foto che avevo scattato. Dunque ho voluto dare un senso a quelle espressioni e a quei volti, così è nata l’idea della mostra fotografica.

In Libia è in atto una vera e propria guerriglia. Gheddafi minaccia l’Italia e l’Europa sul tema dei flussi migratori. Che idea ti sei fatto?

Ci fu troppo allarmismo ai tempi degli accordi e ce n’è altrettanto oggi. Iniziamo con lo sfatare un mito. I migranti difficilmente giungono in Italia via mare. Mediamente da noi ne arrivano 200-230 mila all’anno. Di questi solo il sette per cento tramite imbarcazioni di fortuna. Tutti gli altri raggiungono il nostro Paese in aereo con un regolare visto turistico e alla sua scadenza, dopo tre mesi, permangono in uno stato di clandestinità. Di fatto gli accordi non hanno risolto il problema dell’immigrazione. Ora si parla di un milione e mezzo di persone che tentano di fuggire dalla Libia, in realtà molte di queste cercano semplicemente di tornare a casa. Io non farei dell’allarmismo perché tantissime persone si recano in Libia e in Algeria per lavorare al termine della stagione dei raccolti nei loro villaggi. I flussi avvengono anche a ritroso e al momento, dalle informazioni che ho, non c’è alcun controllo, molti migranti sono ammassati ai confini. I libici, invece, non sono una popolazione che tende ad emigrare. Ciò non significa che non lo facciano, ma è difficile credere all’eventualità di esodi biblici.

Quali ricordi porti ancora oggi con te?

La speranza. Quando entravo nelle case in cui alloggiavano queste persone non venivo accolto come un intruso, ma come qualcuno cui chiedere informazioni sulla vita in Europa. E ancora, la grande solidarietà. Del resto è nei momenti di crisi che tra gli esseri umani si creano i presupposti per un sostegno reciproco.

 

2 Commenti per “Dove comincia l’immigrazione”

  1. […] asilo”. E sul tema dei migranti, sebbene da tutt'altra prospettiva, avevamo scambiato due chiacchiere con il giornalista free lance Lorenzo Di Pietro che in Africa è stato un anno fa e che certe […]

  2. La deportazione dei popoli africani avvenuta al tempo dello schiavismo attuato dagli americani con lo scopo di produrre”mano d’opera”a basso costo è riconducibile all’immigrazione africana dei tempi moderni.L’impero angloamericano(nwo) ha programmato la devastazione dell’Africa.Con l’intento di fare fuggire gli africani ed appropiarsi delle ricchezze del continente africano.Nel contempo producono una società multirazziale in Europa,distruggendo la cultura e i valori popolari delle relative nazioni europee.Al fine di imporre”la DITTATURA DEL NWO”attraverso le leggi”nazziste” imposte nelTRATTATO DI LISBONA(VEDI NIGEL FARAGE,PAOLO BARNARD).Per cui si intuisce che NON SI RISOLVE IL”PROBLEMA” accogliendo i”profughi ed immigrati” nelle nostre”case”ma permettendo agli “AFRICANI DI VIVERE NEL LORO IMMENSO E RICCHISSIMO CONTINENTE”.

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