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Repubblica fondata sull’insicurezza sul lavoro

Morti bianche e morti invisibili. Le condizioni sui luoghi di lavoro che si ricordano troppo poco | di F. Germani
di Fabio Germani

Il 15 aprile la corte d’assise di Torino ha ritenuto colpevole di omicidio volontario l’amministratore delegato di ThyssenKrupp, Harald Espenhahn (condannato a 16 anni di reclusione), per l’incidente del 6 dicembre 2007 in cui persero la vita sette operai. I giorni seguenti la sciagura nell’acciaieria torinese, la sicurezza sul lavoro divenne uno dei temi più dibattuti. Tant’è che, sull’emotività di questo e altri tristi eventi, appena un anno dopo fu licenziato in fretta e furia dal moribondo governo Prodi il Testo Unico in materia (D.lgs 81/2008 integrato poi dal D.lgs 106/2009). Ma la sicurezza sul lavoro, tuttavia, resta un argomento spendibile esclusivamente in determinate circostanze. Deve scapparci il morto, meglio se all’interno di un grande polo industriale per dirla brutalmente, affinché sui media si sviluppi una riflessione sul tema. Alla vigilia del Primo Maggio è preventivabile che di sicurezza sul lavoro se ne parlerà eccome, come del resto già successo in precedenti occasioni, salvo poi dimenticarsene al successivo giro di boa. E al di là della retorica – tipica di certe celebrazioni – è fondamentale mantenere alta la guardia.
A inizio marzo i quotidiani hanno dedicato un trafiletto, non di più, alle stime preliminari dell’Inail secondo cui nel 2010 è stato registrato un ulteriore calo delle morti sul lavoro (-6,9 per cento) nonché degli infortuni (-2 per cento) rispetto all’anno precedente. I casi mortali riferibili al 2010 ammonterebbero perciò a 980, il dato più significativo dal dopoguerra ad oggi. Pochi organi di informazione, in compenso, hanno sottolineato i 50 caduti sul lavoro censiti nel primo mese del 2011 – il doppio rispetto a gennaio dello scorso anno, mentre le vittime del primo trimestre sono 23 in più – dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering.
Sul sito dell’Anmil (Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro) c’è una sezione dedicata alla conta dei morti e degli infortunati stilata seguendo le cronache della stampa locale generalmente più attenta ai singoli casi, per ovvie ragioni, di quella nazionale. Nel 2008 l’associazione produsse un rapporto dalle statistiche a dir poco sconcertanti. “Una guerra a bassa intensità”, definì l’Anmil senza mezzi termini la piaga delle morti sul lavoro.
E a proposito di termini. Cosa pensare della locuzione, quanto mai inappropriata, “morti bianche”? Per morti bianche si intendono quelle dei neonati, decessi “innocenti” di cui il più delle volte non si conosce l’origine. Nei luoghi di lavoro, francamente, è difficile immaginare una morte bianca. È una circostanza in cui tutto è noto: come è avvenuto l’incidente, l’attenzione prestata durante le operazioni, le eventuali mancanze della messa in sicurezza dell’impianto. C’è ben poco di innocente nelle morti sul lavoro. Peccato che i media se ne accorgano soprattutto quando è coinvolta la ThyssenKrupp piuttosto che la Saras.
Il lavoro è una peculiarità dello sviluppo umano. Possibilmente, ricordiamocelo anche il 2 maggio.

 

1 Commento per “Repubblica fondata sull’insicurezza sul lavoro”

  1. […] notizie che finiscono in prima pagina, come è normale che sia. Sconcerta un po', tuttavia – lo avevamo sottolineato anche in precedenti occasioni –, come sia l'incidente più o meno grave a stabilire la priorità […]

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