L’Espresso e i valori fondanti del Rolex
La copertina di gennaio di Prima comunicazione (ancora in edicola) è davvero molto interessante. Vi campeggia una bella foto di Bruno Manfellotto, giornalista di lungo corso e dall’agosto dello scorso anno direttore de l’Espresso. Il titolo è “Nel nome dei padri”, sintesi attraverso la quale si rappresenta la volontà del direttore di imprimere al progetto una linea che riprenda i valori fondanti di quella prestigiosa testata. Qui ci limitiamo a fare sinceri auguri al direttore, certi che avrà successo nell’impresa.
E poi ci permettiamo una divertita recensione della fotografia che lo ritrae sulla copertina di Prima comunicazione. Manfellotto è ben illuminato e poggia le braccia sullo schienale di quella che si presume sia la sua poltrona. In cravatta, senza giacca, e avvolte le maniche della camicia. Al polso un Rolex. Uno di quelli sui quali si può montare una polemicuccia, a nostro avviso poco sapida, come questa. Durante la scorsa campagna elettorale per le elezioni regionali, i proiettori (anche quelli de l’Espresso) illuminarono il Rolex che indossava Renata Polverini ritratta in un manifesto. E sullo stesso magazine, appunto, si scrisse: “La candidata ha al polso un vistoso Rolex, orologio simbolo del lusso. Valore: almeno 3 mila euro. Una piccola gaffe che a Roma non è passata inosservata”. All’epoca dei fatti però Manfellotto non era ancora direttore, e quindi non gliene chiederemo conto; anche perché a noi piacciono i Rolex e non crediamo che indossarne uno sia incompatibile con il proposito di “aiutare i deboli” cui faceva riferimento Renata Polverini o con il rifarsi ai “valori fondanti” di una storica testata disinistra come l’Espresso, come si propone Manfellotto.
C’è dell’altro però. Nella stessa fotografia della coperina di Prima comunicazione, alle spalle del direttore, si possono scorgere i titoli di alcuni testi ordinati sugli scaffali. Non tutti sono leggibili, ma alcuni si riescono a decifrare. E, nell’ordine, abbiamo notato: Il Cavaliere e il Professore di Bruno Vespa, Vincitori e vinti, sempre di Bruno Vespa, e poi, poco più in basso, L’Italia che ho in mente di Silvio Berlusconi. E qui ci siamo fermati, perché saremmo finiti per urtare i “valori fondanti” di cui sopra…