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Il consenso di Silvio appeso a un ossimoro

Suona tanto come un ossimoro il “Cavaliere in affanno regge nei sondaggi” con il quale il Corriere ha titolato qualche giorno fa un analisi di Verderami. Il fenomeno, che era già stato evidenziato precedentemente dal quotidiano piddino Europa, è stato spiegato in modo difficilmente discutibile, facendo ricorso alle più immediate delle possibili motivazioni, ovvero la mancanza di un’alternativa politica seria al Cavaliere.
Su questo c’è poco da dire. E’ infatti fuori di ogni dubbio che le opposizioni non siano state in grado fino a oggi di formulare un’offerta politica in grado di incrociare il consenso dei cittadini. Ma ciò che oggi colpisce, e motiva analisi più approfondite, è il particolare atteggiamento di quello che viene definito il voto cattolico.

A patto di non valutare l’efficacia delle variazioni sul tema del premier e dei suoi sostenitori (“non ce l’avevano con noi”), ci si può domandare quale sia il motivo per il quale i richiami a una più ferma moralità dei politici, del Segretario di Stato Bertone prima e del Pontefice in prima persona poi, non abbiano sortito particolari effetti, almeno apparentemente, sulle intenzioni di voto dei cattolici.
Perché si dovrà ammettere che pure qualcosa deve significare e in qualche modo potrà interpretarsi il fenomeno per il quale non sortisce effetti uno stizzito richiamo della Santa sede di fronte a uno scandalo che vede coinvolto il Premier in un fino a ora supposto caso di sfruttamento della prostituzione minorile.
E più in particolare, sono cambiati gli italiani, che dalle monetine del Raphael, si son fatti tutti strenui garantisti (e sarebbe una buona notizia), o è la Santa sede a vivere un momento di flesso del suo ruolo carismatico di guida morale?

La mutevolezza delle opinioni dei cittadini, specie in anni così poveri di punti di riferimento politici e morali solidi, non è strana. Ma questo caso si pone forse al di fuori della normale alea di incertezza cui i rilievi demoscopici fanno normale riferimento.
Si potrebbe addirittura azzardare un errore d’interpretazione storicizzato riguardo quella che a questo punto si deve definire “supposta” ingerenza della Chiesa nei fatti dello Stato italiano e della sua cronaca politica.
Una tale indipendenza delle opinioni cattoliche (politicamente intese) dalle indicazioni, per quanto tradizionalmente espresse in modo impersonale e generico, della Santa sede può infatti svelare l’equivoco che potrebbe per esempio essere occorso in occasione del referendum sulla legge 40 in materia di fecondazione assistita e ricerca sulle cellule staminali embrionali.

Nell’epoca in cui si è svolto quel referendum (che non si riferisce certo a un’altra era geologica, ma appena all’altro ieri) si è quasi unanimemente addebitato l’insuccesso dell’iniziativa all’ingerenza delle gerarchie ecclesiastiche nel dibattito referendario.
Posto che è difficile ritenere che per i cattolici la ricerca sule cellule staminali embrionali possa avere lo stesso impatto del clamore di un caso di prostituzione minorile, come spiegarsi la diversa efficacia della cosiddetta ingerenza vaticana sulle opinioni degli italiani?

Forse una spiegazione la si può trovare nell’errata interpretazione di quel referendum: a dire che quel risultato si assegnò come un punto alla Chiesa perché le stesse supposte ingerenze solo per caso coincisero con l’indifferenza dei cittadini (cattolici e non) per la materia sulla quale si svolse il referendum. Se tutto ciò è corretto, o almeno verosimile, altrettanto si può dire che oggi, di fronte al fenomeno definito in premessa, si scopre l’esistenza di una coscienza pubblica che appare insospettabilmente libera dai condizionamenti vaticani. Una libertà di coscienza, che però, non suggerisce affatto, come sarebbe invece sperabile, una rinvigorita formazione del senso della collettività, ma piuttosto di un collasso interno delle opinioni e dei relativi effetti: pulsioni e istanze, tra apprezzamenti e mancate indignazioni che oggi pulsano certo nell’individuo ma che non trovano espressione pubblica per assoluta mancanza di rappresentanza politica e adeguata interpretazione morale.
Lo sbando del Popolo della libertà, letto attraverso l’ossimoro dei sondaggi non tragici, può spiegarsi allora attraverso lo sbandamento del popolo intero. Compresa in questo anche quella parte del popolo ch’è detta di Dio.

 

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