Il direttore di Europa nei panni del Cav
Faccio il direttore di un giornale. Nel nostro piccolo, ho un ruolo di potere interno e di rappresentanza esterna. Non consentirei a nessuno, qui dentro, di sindacare sulla mia vita privata, i miei gusti e costumi sessuali, i miei eventuali eccessi, i miei comportamenti. Se però questi ultimi, favoriti dal mio ruolo di potere, dovessero coinvolgere il luogo che dirigo, alterando i rapporti con le altre persone. O condizionare l’immagine esterna di Europa, per colpa della tracimazione delle abitudini private del suo direttore.
Beh, in questi casi sarei stato io a sovrapporre vita privata e responsabilità pubblica, e penso che dovrei risponderne.
Se poi qualcuno volesse approfittare della situazione per farmi fuori, ne penserei tutto il male possibile ma dovrei riconoscere di essermi offerto agli attacchi. Non so quale difesa invocherei. Credo nessuna.
Non riesco a trovare modo migliore per spiegare perché credo che Berlusconi debba rispondere della propria assenza di autocontrollo e della esondazione dei propri costumi privati, reiterati e pubblicamente rivendicati.
Non avrei detto nulla di diverso se Piero Marrazzo si fosse aggrappato all’incarico politico, dopo aver dato prova di non saperlo tener lontano dalle proprie frequentazioni notturne.
Non trovo traccia di moralismo in questa convinzione, tanto meno di giustizialismo.
Non dovrebbe essere difficile capire perché un principio valido in qualsiasi contesto, valga moltiplicato mille per un capo di governo, per un uomo che si è proposto e ha ricevuto fiducia come leader di una Nazione.
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