Coppie di fatto, la frontiera di Facebook
In Italia le coppie di fatto non sono ancora riconosciute come centri di imputazione di diritti meritevoli di tutela da parte dello Stato, e neanche nella loro cosiddetta “seconda vita”, quella virtuale che oggi si svolge nel quotidiano per lo più sui social network, sono state prese in considerazione.
Tra i possibili status sentimentali selezionabili su Facebook dagli utenti italiani figurano infatti: single, in una relazione complicata, in una relazione aperta, impegnato/a, fidanzato/a ufficialmente, sposato/a, vedovo/a, separato/a, divorziato/a, ma non è tuttora prevista la voce convivente, o qualcosa di analogo. Certamente questa scelta lascia scontenti tutti gli iscritti al social che in nessun’altra situazione sentimentale si identificano tranne che in una coppia di fatto convivente, e questo sia tra le coppie eterosessuali che tra quelle omosessuali.
Non a caso, sollecitati da più parti, i vertici dell’azienda di Palo Alto hanno preso in considerazione la pioggia di richieste provenienti dagli utenti, e negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Australia, Francia e Canada è stata resa possibile la scelta della voce unione civile e convivenza domestica, superando così quello che stava diventando una sorta di tabù.
Nonostante questo significativo passo di apertura, c’è da dire però che nella maggior parte dei paesi in cui Facebook è presente, questa possibilità non è stata concessa e le ragioni di questa scelta aziendale non sono del tutto chiare. Le voci in rete corrono in fretta, e il popolo di Facebook non ha esitato a farsi sentire tempestivamente, tanto che in Italia come in altri paesi sono stati creati diversi gruppi di iscritti che rivendicano il diritto per le coppie etero e omosessuali che popolano il network la possibilità di vedere la propria convivenza di fatto riconosciuta almeno virtualmente, quand’anche non sia ancora prevista dall’ordinamento dello Stato.
Nel nostro paese, il gruppo “Chiediamo a Facebook anche per l’Italia l’opzione coppia di fatto” è stato ideato da Aurelio Mancuso, presidente di Arcigay e dell’associazione per i diritti civili Equality Italia, e ha riscosso un immediato successo. In pochi giorni dall’apertura ha raggiunto infatti quota 4500 iscritti, e si alimenta costantemente di nuovi e vivaci dibattiti, riflessioni, e scambi dei più diversi punti di vista.
Certamente non ci si aspetta che un riconoscimento esclusivamente virtuale possa risolvere in modo significativo i problemi legati alla discriminazione e alla mancanza di diritti per le coppie che non scelgono la via del matrimonio, o per le coppie nei confronti delle quali questa stessa via è preclusa. Ma sembra comunque lecito attendersi che il dibattito possa tornare nuovamente all’attenzione della classe politica italiana per una nuova discussione e nuove proposte legislative concrete che possano al più presto incontrare larghi consensi e consolidarsi come legge vigente nel nostro ordinamento.