Pirateria, colpa dell’inciviltà o della povertà?
Recentemente ho letto un report comparativo sulla pirateria informatica nel mondo. Lo studio si concentra unicamente sul sistema operativo (quindi niente film, musica, videogiochi…) e cerca di quantificare il fenomeno della pirateria dividendo il numero di licenze vendute (anche in bundle con il pc) sul totale di pc venduti in un determinato anno. Nel 2009 (anno cui fa riferimento il rapporto) la quantità di sistemi operativi non originali raggiungeva, nel mondo, il 43%. Nell’Europa dell’est la percentuale sale al 64% (in Georgia, non lo stato americano ma quello caucasico, le copie pirata coprono il 95% del totale dei pc venduti) in America Latina al 63% (i più attivi sono i venezuelani che arrivano all’87%) mentre, di tutt’altro avviso sono gli statunitensi (fra i quali la pirateria scende drasticamente al 20%) o, per esempio, gli scandinavi (25%-26% in Svezia, Finlandia, Danimarca…) I dati sulla pirateria informatica dividono sicuramente i paesi più ricchi da quelli più poveri. Cercando, però, di andare oltre il puro dato economico e focalizzandoci sulle differenze fra i paesi economicamente omogenei, possiamo leggere i dati sulla base di una “civic culture” che permea maggiormente alcune culture rispetto ad altre. In Italia l’indice di pirateria raggiunge il 49% (14 punti oltre la media UE) ed inferiore solo a Romania e Grecia. Welcome to Italy…
[…] Ci facciamo sempre riconoscere. A patto di riconoscersi nelle statistiche. […]
[…] Pirateria endemica Ci facciamo sempre riconoscere. A patto di riconoscersi nelle statistiche. […]