Testate che riscoprono i vecchi leader
T-mag recita preventivamente il mea culpa, perché certo quella che stiamo per dare per alcuni di voi non è una notizia, mentre per noi è stata un’interessante scoperta. Nel nostro quotidiano lavoro di monitoraggio del web ci siamo infatti imbattuti in una testata digitale di interesse locale molto ricca e ben impaginata. Si tratta di una testata che si occupa delle news e le tendenze che riguardano l’Irpinia, e fin qui non ci sarebbe nulla da notare perché come questa, magari non così curate, ce ne sono tante. La curiosità però sta nel nome della testata: il giornale di cui parliamo, infatti, si chiama il Ciriaco. Si tratta evidentemente di un tributo al Ciriaco più famoso d’Italia, ovvero a quel signore che ha reso famoso il suo paese d’origine, Nusco, e che risponde al cognome di De Mita. Persiste, evidentemente, intorno alla figura del leader democristiano un seguito perlomeno ideale che prescinde dal residuo potere politico che lo stesso è ancora in grado di esercitare nel suo feudo avellinese e più in generale in tutta la Campania. Purtroppo i giovanissimi hanno conservato percezione della stagione politica di uomini come De Mita solo attraverso la vasta eco delle vicende giudiziarie che hanno accompagnato la supposta caduta della Prima Repubblica, e tra i giovanissimi solo in pochi hanno esatta cognizione del medio abbassamento del livello dei rappresentanti in Parlamento e più in particolare dei leader. La presenza sulla scena di una testata con questo nome, immaginando che non si tratti di un fenomeno d’espressione del culto della personalità esercitato o caldeggiato dallo stesso De Mita, la dice lunga su quanto siano cambiate le cose. Per quanto oggi ci possano essere leadership forti e radicate è difficile che iniziative del genere possano verificarsi se non attraverso operazioni dal sapore propagandistico, il che è legittimo quanto diverso. Esiste dunque un giornale che si chiama il Predellino, e non sorprenderebbe l’esistenza di uno che decidesse di chiamarsi il Silvio, ma ora come ora sarebbe una cosa diversa da quello che appare essere il Ciriaco. In definitiva avrebbero senso e forse pure mercato giornali che volessero chiamarsi L’Enrico, il Bettino, o il Divo, ammesso che già non esistano. Mentre abbastanza improbabile è che in futuro prossimo o lontano possano nascere il Tonino, il Massimo o il Gianfranco. Al massimo ne potremmo immaginare uno dall’inedito valore trasversale il Pier: giacche varrebbe a onore tanto del democratico Bersani, quanto del centrista Casini e del pidiellino ereditiere Berlusconi. Forse unica eccezione potrebbe ammettersi per l’Umberto, anche se, riteniamo, avrebbe un contraddittorio retrogusto monarchico che potrebbe, come dire, far deragliare l’ipotetica linea editoriale.
[…] Io adesso aspetto che qualcuno fondi il Cirino. […]