Migranti. L’insostenibile inerzia dell’Europa | T-Mag | il magazine di Tecnè

Migranti. L’insostenibile inerzia dell’Europa

CLANDESTINI. TRA ALLARMISMO E ISTERIA COLLETTIVA

Dinanzi all’emergenza ci si può esprimere in mille modi diversi. Si può tentare un approccio allarmistico oppure può ritenersi dirimente scongiurare qualsiasi isteria collettiva. I poveri cristi che giungono via mare in Italia dal Nordafrica (le parole sono state attribuite qualche giorno fa a Berlusconi dopo un vertice sul tema a Palazzo Grazioli) se sommati tra loro possono provocare uno tsunami umano (le parole sono da attribuirsi allo stesso Berlusconi dopo la riunione a Palazzo Chigi di oggi).
Proprio ieri citavamo il blog di Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), sull’utilizzo delle parole. “Il termine che va per la maggiore, il più inflazionato e utilizzato – spiegava Boldrini – è senza dubbio ‘clandestino’ che porta sempre con sé qualcosa di negativo, un carico di pregiudizio. Clandestino è una persona che si deve nascondere, che è pericolosa: usare questo termine significa bollare le persone che arrivano in Italia prima di sapere chi sono. Vengono chiamati ‘clandestini’ i migranti irregolari che arrivano via mare per motivi economici, per cercare un lavoro e mandare i soldi a casa. Ma anche chi sulla carretta c’è dovuto saltare per mettersi in salvo e arrivare in un posto sicuro, i richiedenti asilo”.
E sul tema dei migranti, sebbene da tutt’altra prospettiva, avevamo scambiato due chiacchiere con il giornalista free lance Lorenzo Di Pietro che in Africa è stato un anno fa e che certe dinamiche le ha viste con i propri occhi. È difficile parlare di solidarietà dopo gli accordi presi con altri Paesi del Mediterraneo passati alle cronache giornalistiche come “politica dei respingimenti”. Foera di ball, piuttosto, ha suggerito Bossi in settimana. Le tendopoli, ora allo studio del governo al fine di distribuire su tutto il territorio le persone attualmente ammassate a Lampedusa, non piacciono alle Regioni. Un po’ come era avvenuto con le centrali nucleari. Le motivazioni sono sostanzialmente le medesime: problemi logistici e siti non sempre agibili.
Nel frattempo l’Europa resta ambigua. Cecilia Malmstrom, commissaria Ue agli Affari interni, ha ammonito la Francia riguardo i respingimenti alla sue frontiere (nonostante le direttive europee prevedano che le responsabilità spettino al primo Paese raggiunto dal migrante). Parigi, afferma la commissaria Ue, non può agire in questo modo poiché “i confini nello spazio di libera circolazione di Schenghen non esistono più”. Ma non aggiunge molto altro (a parte ricordare i “considerevoli fondi” che il nostro Paese ha già ricevuto in materia), anzi auspica un accordo bilaterale tra Italia e Francia. Troppo poco, forse.

 

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