Le piazze arabe e le balle dei media
Internet e social network, telefonini e, ovviamente, anche i vecchi canali televisivi e le emittenti satellitari. Le rivolte arabe corrono e si sviluppano lasciando traccia lungo questi sentieri, sfruttando i nuovi media e quelli più tradizionali per organizzarsi, scambiare opinioni, inviare messaggi e perorare la loro causa. E a influenzare l’opinione pubblica ci provano anche i governi. «Come è sempre avvenuto in ogni conflitto, ciascuna parte immette nel circuito mediatico notizie non necessariamente vere ma ritenute utili per la vittoria finale» dice Gianni Cipriani, direttore del Centro studi strategie internazionali di Roma.
Continua a leggere su Linkiesta