Frattini e La Russa riferiscono sull’impegno italiano in Libia
Nell’audizione dei ministri La Russa e Frattini alle Commissioni riunite Difesa ed Esteri della Camera (in diretta sulla web tv di Montecitorio) è stato sottolineato come “parlare di bombardamenti sia fuorviante e scorretto e tanto più lo è il desumere, dall’improprio utilizzo di quel termine approssimativo, un sostanziale cambio di strategia delle nostre forze”. Dunque, l’impiego italiano in Libia “non può né deve essere giudicato come un controsenso rispetto al mandato di difesa della popolazione civile, bensì come l’utilizzo di ‘ogni misura necessaria per garantire quella sicurezza’, nello spirito e nella lettera della Risoluzione delle Nazioni Unite”. La Russa ha poi fatto sapere che a giorni partiranno i dieci istruttori delle Forze Armate alla volta di Bengasi. Polemiche a parte, Frattini ha da par suo sottolineato (in risposta alla Lega Nord?) che il maggiore impegno in Libia avrà ripercussioni positive sull’emergenza migranti: “Sappiamo con certezza che quanto più forte sarà la pressione anche italiana sul regime, tanto più difficile sarà per il regime organizzare flussi di profughi verso l’Europa come mezzo di rappresaglia”.
“La nostra decisione – ha aggiunto Frattini – si colloca all’interno del perimetro delineato dalle risoluzioni. Osservo, a beneficio di un chiarimento sulle interpretazioni un po’ azzardate della risoluzione 1973, interpretazioni spazzate via dal Capo dello Stato, che il mandato dell’Onu esclude espressamente solo un’ipotesi: l’uso di una forza di terra. Questa è e sarà esclusa. Operiamo pienamente all’interno della linea fissata dal Consiglio Supremo della Difesa e confermata da ampio consenso parlamentare”.