Bin Laden e i complottisti già all’opera
Sulla consueta rubrica Italians, Beppe Servegnini osserva come l’Italia sia un terreno fertile per coltivare dietrologismi e complottismi di ogni sorta. Che, in queste ore, stanno accompagnando le dicerie sulla morte di Bin Laden. Al di là della questione in sé, Severgnini osserva ancora che rispetto alle fantasie di molti “internet non ha colpe: è il mezzo, non il messaggio. Ma è uno strumento perfetto per diffondere pericolose falsità travestite da dubbi. La calunnia, che ai tempi delle romanze era un venticello, nei tempi della banda larga è diventata un tornado”.
“Un consiglio – aggiunge perciò il giornalista del Corriere della Sera –: non soffiamo nella stessa direzione, non è divertente né dignitoso. La Casa Bianca dovrà presto rendere pubbliche le prove della morte di Bin Laden? Probabilmente sì. Se il presidente Obama ha deciso di smentire con un certificato le dicerie sul proprio luogo di nascita, un bestseller e diversi repubblicani sostengono che non sia cittadino americano, a maggior ragione vorrà togliere ogni ombra sulla sua notte politicamente più luminosa dopo la vittoria elettorale. Perché è vero: la morte non si festeggia. Ma la fine di un incubo sì”.