Libia, Frattini spiega: “Non è in guerra civile”
“Confermiamo l’impegno italiano su tutte le missioni internazionali e certamente anche su quella in Libia”. Così il ministro degli Esteri, Franco Frattini, durante la conferenza stampa congiunta dopo il vertice bilaterale con il segretario di Stato americano, Hillary Clinton. In Libia, ha perciò spiegato Frattini, si è auspicata insieme alla Clinton “una soluzione politica che veda la pressione militare come uno strumento per convincere il regime a cessare le violenze e gli attacchi contro i civili”. Anche se, successivamente, proprio la Clinton ha spiegato che “il modo migliore per proteggere i civili è che Gheddafi cessi gli attacchi e lasci il potere”.
“Questa – ha chiarito Frattini – non è una guerra civile: piuttosto potrebbe essere definita come la resistenza del popolo libico all’aggressione dell’esercito personale di Gheddafi. Il Gruppo non vuole prendere il posto del popolo libico nel definire il futuro del loro Paese. Il Gruppo riunisce i Paesi con uno speciale senso di responsabilità internazionale nel proteggere e con un desiderio genuino di ascoltare il popolo libico e di accompagnarlo nel tragitto verso una Libia nuova e libera basata su valori condivisi. Mi auguro che sempre più partner considerino di stabilire relazioni bilaterali con il Consiglio nazionale di transizione libico. Questo aiuterà a rafforzare i nostri partner di Bengasi e ad aumentare il senso di isolamento del regime di Gheddafi”. Non da ultimo, l’assistenza sanitaria – è stato poi ricordato – deve essere una priorità “nell’agenda della riunione” del Gruppo di Contatto. E per rilancira l’economia libica, infine, “la possibilità per il Cnt di richiedere lo scongelamento degli asset libici per scopi umanitari è un problema molto serio che occorre affrontare come una questione prioritaria. Questo denaro – ha aggiunto il ministro degli Esteri – appartiene al popolo libico. Italia e Francia hanno già esortato gli organismi pertinenti dell’Ue a cercare una soluzione”.