Concessioni balneari, ecco la ‘politica’ propriamente elettorale
Ecco la ‘politica’ propriamente elettorale. Un consiglio dei ministri, un provvedimento che affida ai privati le spiagge per 90 anni, pieno diritto ad utilizzarle come meglio si crede a fini commerciali. Berlusconi si riappropria, almeno per un’ora, di quella capacità che lo ha reso così compiaciuto nell’arco degli anni ai professionisti della finanza, dell’imprenditoria e del liberismo italico: concretizzare con la forza dei decreti (legge o ministeriali) le esigenze dell’elettorato, non solo quelle sue e dei suoi vicini, non solo quelle dei grandi elettori, ma soprattutto quelle di vasta scala, più in generale di diverse fette socioeconomiche della popolazione. Serviva una svolta in questo senso, mi spiego: da decenni in Italia si discuteva della necessità di rendere organico, strutturato nel medio-lungo periodo, il sistema balneare sulle nostre coste. Gli stabilimenti balneari non possono essere ceduti di anno in anno, una maggiore continuità e garanzie in questo senso rappresentano per il turismo italiano e per l’intero indotto un primo punto da cui partire per rilanciare e sviluppare una efficiente politica turistica, che sia combinata e propedeutica alla tutela delle risorse naturali, ad una nuova cultura dell’ambiente e del territorio. Serviva, ed è arrivata. Non è un caso però che ciò avvenga a una settimana dal voto amministrativo, non è un caso che le autorizzazioni saranno lunghe 90 anni e non è un caso nemmeno l’evidente esagerazione in termini di libertà di impresa che il provvedimento offre.
Berlusconi rovescia di netto la tattica elettorale utilizzata per la sfida alle politiche, rimarrà nella storia la fatidica promessa di abolire l’Ici. Niente fuffa mediatica per le amministrative dove l’elettore medio non segue schemi politici men che meno partitici. Si vota un consigliere e addirittura un sindaco per il lavoro svolto o non svolto più che per la casacca che indossa. Casacche che oggi più di prima si dimostrano quanto meno scambiabili, slavabili e svendibili. Per le prossime amministrative, che devono essere vinte chilometro per chilometro, senza prigionieri e soprattutto senza remore, il governo ha sfornato un pacchetto concreto, per il quale gli imprenditori balneari, i ristoratori delle riviere e gli albergatori potranno toccare con mano gli effetti sin da subito e questo in tutti i comuni, superiori e soprattutto inferiori ai 15 mila abitanti, che si affacciano sul mare. Una costellazione che come tale passerà inosservata ai più all’ombra delle consultazioni di Milano, Napoli, Torino e Bologna. Poi, certo, caleranno gli esperti di finanza che acquisteranno i diritti su ampie fetta di demanio, ammortizzeranno i costi con economie di scala, obbligando con la forza della moneta liquida e virtuale i piccoli e medi imprenditori della balneazione ad accettare le loro condizioni, ma questa è un’altra storia, questo fa parte del secondo tempo, del post elezioni, del futuro a venire, che si sa, nessuno conosce.
Il premier dal 1994 ci ha abituati a vivere di primi e secondi tempi, in una lunga serie tv le cui puntate in genere hanno un finale drammatico, tragico o al massimo farsesco, ma sempre in piena suspense. Il primo tempo è quello della promessa o della concretizzazione delle promesse, il secondo tempo quello della delusione o della scoperta della fregatura (per molti, ovviamente, non per tutti). Però, come in ogni apprezzabile serie tv, il crescendo emotivo del primo tempo richiede una suspense d’obbligo e allora succede che puntata dopo puntata, nonostante il regista e gli sceneggiatori non abbiano ancora regalato quella soddisfazione e quel lieto fine di cui lo spettatore medio ha bisogno, si attende fremente il nuovo episodio, con la speranza (o il sogno che dir si voglia, il medesimo con cui Berlusconi si presentò quando scese in campo) che tutto vada nel verso giusto, che finalmente quanto promesso o accaduto nel primo tempo ci dia un bel finale. Peccato che quando la Milagros di turno o il Dottor House della situazione devono vedersela con un finale drammatico, strappa lacrime e duro da digerire, magari da classico ‘to be continued’, lo spettatore spegne la tv e può tornare alla sua vita reale senza troppi problemi, ma quando lo spettatore è anche il protagonista della fiction, o l’eroe romantico col fato avverso, allora spegnere la tv o cambiare canale non risolve nulla.
Intanto lasciamo che in questo primo tempo almeno i bagnini, gli esercenti degli stabilimenti e dei lidi possano brindare e godersi questo momento, tanto in 150 anni non abbiamo mai avuto un’idea prospettica perché dovremmo iniziare proprio oggi?