Affluenza in calo, inflazione in rialzo. Risultato: stadi vuoti
Il campionato italiano ha dato (quasi) tutti i suoi verdetti e quest’anno non ci saranno mondiali o europei per i quali fare il tifo. E allora, oggi, tutti davanti alle tv a vedere se il test delle amministrative farà cadere o no Berlusconi. Perché alla maggior parte dei tifosi italiani poco interessa se a Milano vincerà Pisapia o Moratti, ché non dipenderà certo da loro se sotto casa mia a Taranto continuerà ad esserci quella maledetta buca che mi fa forare ogni tanto una ruota. Ma interessa quanto quel voto milanese potrà influire sulla scena politica italiana. Sarà davvero così? Non avrà azzardato il centrosinistra a scommettere tutto su Milano e Napoli, invece che puntare su un dato nazionale che molto più probabilmente sarà a svantaggio del premier? Mentre compriamo i pop corn per assistere alla maratona dei dati pomeridiana, l’unico dato che possiamo per ora commentare è quello relativo all’affluenza.
Azzardare se una minore o maggiore affluenza sia a favore di una o dell’altra coalizione è come voler prevedere un terremoto con cinquant’anni d’anticipo, allora l’unica riflessione che ci viene in mente leggendo questi numeri è quella relativa alla disaffezione della politica. Proprio oggi ci è stato comunicato che l’inflazione nell’eurozona continua a crescere, 2,8% su base annuale contro l’1,6% di un anno fa. E questo dato, volendo giocare un po’ coi numeri, si conferma leggendo i dati delle affluenze nei comuni al voto del sud Italia con l’affluenza in calo per le comunali di Napoli (-3,38%) e Reggio Calabria (-6,55%), mentre al nord è in aumento. Insomma, la politica continua a parlare a se stessa mentre noi non abbiamo i soldi per arrivare a fine mese, e allora che voto a fare? Inevitabile citare la metafora di Philip Gould, collaboratore di Blair ai tempi della nascita del New Labour: la politica continua a giocare nello stesso modo non accorgendosi che nel frattempo sta giocando in uno stadio vuoto, senza più spettatori.