Cinque interviste in un colpo solo. Per Berlusconi una settimana in un giorno
In successione: Studio Aperto, Tg4, Tg1 e Tg5 (quasi in simultanea), infine Tg2. Le cinque interviste cinque, già annunciate nel pomeriggio di ieri hanno scontentato buona parte dell’opposizione. Si è passati così dal silenzio tombale dell’immediato post elezioni (abbiamo giocato su questo, arrivando a contare sino a cento ore di silenzio, minuto più minuto meno) alla monopolizzazione dei maggiori tg nazionali. I temi affrontati dal premier sono stati più o meno i medesimi in ogni intervista: “Il governo è forte e può andare avanti” e il rischio di una Milano “zingaropoli” e “islamica” in caso di vittoria di Pisapia. Stessa location, anche. Identiche posizione e luce, giornalisti per lo più di schiena, quasi in penombra. Lo stemma del Pdl, invece, in bella mostra, il che fa molto spot elettorale (di seguito uno stralcio dell’intervista al Tg1).
La presenza monopolizzante di Berlusconi, dicevamo, ha fatto infuriare il Pd. Il segretario Bersani ha chiosato a tale proposito: “Non siamo mica in Bielorussia”. Il deputato democratico e coordinatore del Gruppo di ascolto sul pluralismo televisivo, Roberto Zaccaria, invece, ha osservato: “I dati che abbiamo rilevato nei Tg di ieri sono ben poco promettenti riguardo al rispetto delle regole. A nove giorni dai ballottaggi, anche se Berlusconi tace, ottiene un tempo di notizia molto elevato (10 minuti e 24 sec in tutti i TG), Bossi invade, con una sorta di record personale, tutti gli spazi della politica (con 3 minuti e 12 secondi di parola e 11 minuti di tempo notizia) ma con un autogol clamoroso (‘Pisapia è un matto’) che è poi costretto a rettificare”. E in conclusione, emerge dal quadro di Zaccaria, il rapporto maggioranza-opposizione è di 75% a 25% di presenza nei tg.