Sballottaggio. E adesso o si fa Milano o si muore
Se Sparta piange, Atene non ride. Mai come in questo momento deve suonare appropriato questo modo dire, con Napoli e Milano, le due capitali agli antipodi d’Italia, rispettivamente del mezzogiorno e del nord, che si trovano ad affrontare
nel massimo dell’incertezza i ballottaggi che decideranno del loro prossimo futuro amministrativo. A Napoli tutto si gioca sul fronte dell’emergenza rifiuti e del personalissimo scontro tra Lettieri e De Magistris, due candidati che hanno aperto tra loro una distanza molto più grande di quella che c’è tra Napoli e il capoluogo lombardo. A Milano le cose stanno anche peggio, perché tra Pisapia e Moratti si gioca una partita che va molto oltre le loro dirette intenzioni e responsabilità: c’è in gioco l’immagine del Premier, la sorte del Governo nazionale, la virilità elettorale della Lega, e il dòmino del potere scandito dall’improrogabilità delle scadenze istituzionali. Due città che dunque vivono un momento decisivo e sul cui elettorato è posto un peso insopportabile che riguarda l’intero Paese: la durata della legislatura è agitata a mo’ di spauracchio nei comizi rionali, dove i voti si contano non per alzata di mano, ma per alzata di spalle: quelle di chi non ci crede più e torna a casa o a lavorare. Per amor di statistica diremo anche che le rappresentanze calcistiche delle due metropoli nell’ultima occasione in cui si sono incontrate si sono lasciate con un pareggio, a testimonianza di un momento che le vede appaiate al di sotto delle rispettive legittime aspettative. Così lontane, Milano e Napoli, eppure per tutta questa settimana così vicine. Un dato che suona a favore di una parte piuttosto che un’altra, perché questa coincidenza racconta un po’ di quando l’Italia s’è fatta, e di quanto questo sia avvenuto più nel caos che nella determinazione di un ordine nuovo e risolutore. Deve passare la settimana. Poi, finalmente, di nuovo odiati fratelli.