Dopo il ballottaggio. Infiamma il dibattito attorno alla successione al Cavaliere
Il problema della successione all’interno del Pdl è particolarmente sentito, soprattutto dagli esponenti di spicco. In un’intervista al Messaggero, il ministro degli Esteri, Franco Frattini (che nega di avere scritto insieme a Gelmini, Alfano e Scajola una lettera in cui si chiedono le dimissioni di La Russa e Verdini), sostiene la necessità di recuperare lo spirito del ’94, di costituire daccapo un partito al momento unito soltanto dalla figura del leader. Ci sono le correnti, ma non c’è il partito: questo ammette Frattini secondo il quale “va creata una classe dirigente, che possa poi succedere, tutta insieme, in maniera plurale, al leader”. Una riflessione che almeno in parte fa il paio con quanto asserito dal ministro per l’Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi, in un’altra intervista, stavolta al Riformista. “Il centrodestra, in senso culturale, è finito. Meglio non nominarla più la parola centrodestra. Se cade Berlusconi, cadiamo tutti. Dopo di lui c’è solo il vuoto”. Rotondi, poi, collega l’esito dei ballottaggi al futuro del Pdl: “Io credo che a Milano e Napoli si può ancora vincere. Ma non vorrei che, nel caso in cui si perdesse, dentro il Pdl qualcuno non approfitti della situazione spiacevole per tentare la presa della Bastiglia. Qualche sciacallo, in giro, forse c’è”.