CON GLI OCCHI RIVOLTI AL QUIRINALE
Lo sciame sismico del terremoto che, oggi, ha colpito la politica italiana, con epicentro il partito del Presidente del Consiglio, si farà sentire a lungo. Almeno fino a tutto il 2011. Le elezioni amministrative ci consegnano una geografia politica diversa rispetto a 15 giorni fa e soprattutto aprono, di fatto, una crisi politica dagli imprevedibili rimbalzi. Il voto sposta i baricentri e cambia il ruolo degli attori in campo. Ma andiamo per ordine. 1) Il PDL era ed è Berlusconi. Mai – come in questo momento – la sua presa sul partito è stata messa in discussione. Da queste elezioni ne esce sconfitto e debole. E la debolezza del leader, in un partito che vive sulla sua forza, rischia di farlo crollare su se stesso. O, peggio, avviare una guerra di successione.
La guida del Governo per Berlusconi, in queste condizioni, è un’ulteriore complicazione. Se il PDL vuole diventare un partito questo è il momento. Ma deve lasciare la mano a un governo tecnico e avviare un processo costituente e rifondativo. Ma questa è fantapolitica. La Lega staccherà la spina al governo? Può darsi. Ma potrebbe anche decidere di giocare le sue carte per condizionare gli sviluppi di ciò che sarà del PDL. 2) Il terzo polo non ha perso le elezioni ma la stazione politica di arrivo non c’è più. Da queste elezioni esce rafforzato il bipolarismo e la strada intrapresa da Casini, Fini e Rutelli li ha portati in un vicolo cieco. L’alchimia che tiene insieme UDC, FLI e API poteva funzionare solo se fosse stata in grado di condizionare i futuri assetti politici. Non sarà così e oggi il peso specifico dei centristi terzopolisti è ridotto a zero. Quanto meno i tre leader dovranno definire una nuova strategia. Con il rischio di dividersi ancora prima di sancire l’unione. 3) Il centrosinistra ha vinto, anzi stravinto, le elezioni amministrative. Bersani non guida ancora un vero partito ma un’organizzazione che ci si avvicina molto. Il lavoro svolto si vede eccome. Al pari degli altri partiti di centrosinistra però è di fronte al bivio se allearsi con i centristi o spostare il peso a sinistra, dando un ruolo più sicuro a Vendola e al suo partito. Nel frattempo i simboli della vittoria sono Pisapia (SEL) e De Magistris (IDV) e qualcosa vorrà pure dire. In ogni caso, per il centrosinistra, queste elezioni rappresentano un punto di partenza. Bersani è di mano e potrebbe calare subito l’asso di una leadership nazionale e di una scelta di campo sulle alleanze. Con il rischio però di alzare la tensione all’interno della coalizione. Lo farà oppure aspetterà cautamente l’evolversi della situazione? Giugno, luglio e agosto si preannunciano mesi caldissimi. Infine il Presidente della Repubblica. Il suo settennato si sta caratterizzando come uno dei più spumeggianti dal punto di vista del ruolo politico del Quirinale. Sia che la crisi di governo si manifesti, sia che rimanga latente è il Presidente della Repubblica, in questo momento, il principale snodo e punto di riferimento del Paese. Questo ennesimo colpo di scena lo pone ancora di più al centro degli eventi. Per tutti è un garante. E, infatti, gli italiani lo guardano rassicurati. I prossimi mesi saranno caldi anche per lui.