Dopo le amministrative e il referendum la politica inizia a fare i conti con il popolo del web
Un’ulteriore caratteristica, anch’essa trasversale come trasversale è stato il voto del referendum, nelle analisi del day after (ma già dopo le amministrative) è concentrare l’attenzione sul ruolo sempre più dirimente esercitato dalla Rete. Noi di T-Mag ce ne siamo occupati molto in queste settimane (tanto nell’intervista a Claudio Cerasa quanto in quella con Stefano Menichini). Oggi affronta l’argomento Concita De Gregorio nel suo lungo editoriale sull’Unità: “Dicevamo qualche giorno fa che il voto delle amministrative decreta la fine dell’era televisiva. L’inizio della fine, certo, perchè ci vorrà tempo. Ma oggi non c’è chi non veda come questo voto non sia stato in alcun modo determinato dalla tv. A parte tre o quattro dibattiti televisivi, sempre gli stessi, del referendum non ha parlato nessuno. Gli otto milioni di Santoro non sono nemmeno un terzo dei trenta che sono andati a votare: davvero è colpa o merito di Annozero presidente? Non penso proprio, fate un giro in rete. La quantità e qualità della mobilitazione ha raggiunto l’eccellenza creativa anche con mezzi rudimentali: vi abbiamo mostrato in copertina, negli ultimi giorni, di cosa fosse fatta questa campagna. Del protagonismo di ciascuno e della sua capacità di “bucare”. Capacità, scrive oggi il blogger Alessandro Capriccioli, direttamente proporzionale all’autenticità del desiderio di esserci, di passione e ragione, di verità. La verità, l’autenticità hanno vinto sulle menzogne sulle censure e sulle prepotenze. Si riconoscono, le une e le altre. Non serve più che il Tg1 oscuri Napolitano che va a votare, come non serve censurare le voci scomode: si leveranno altrove. Vale per tutti, a destra e a sinistra. Del resto: il governo ha provato a boicottare in ogni modo il voto: spostandolo al primo week end dopo la chiusura delle scuole, scrivendo leggine e inoltrando ricorsi. Ma se era inutile, perchè tanta fatica presidente?”.