QUALCOSA E’ CAMBIATO
Un successo. Un risultato che sembrava difficile da raggiungere, quello dei referendum del 12 giugno, ma che oggi apre uno scenario su una voglia di cambiamento che attraversa l’intera società italiana. Nonostante la scarsa informazione e i vari tentativi di modificare le norme sottoposte al referendum tanti cittadini sono andati a votare, in tanti hanno espresso la loro volontà e la loro voglia di partecipare. Nonostante gli inviti a disertare le urne, a banalizzare i temi sottoposti al voto, a diffondere un atteggiamento di disinteresse e di disprezzo per la partecipazione democratica. Un risultato che unisce l’Italia in modo trasversale:
hanno votato giovani e anziani, laici e cattolici, settentrionali e meridionali, operai e imprenditori. Chi ha votato non ha accettato un periodo intriso di disprezzo per le istituzioni e per la dignità dei cittadini, di sotterfugi e furberie, di qualunquismo e populismo tanto simile al “me ne frego” di lontana memoria. Invece acqua, energia e giustizia sono tornate a essere materia di discussione e di riflessione, nonostante tutto, nonostante le trasmissioni tv dove la gente litiga e si accapiglia. Cambiano tante cose, cambia il modo di partecipare, cambia la voglia di capire e di esserci: si è lasciato al passato anche il modo, tutto italiano, di aggirare il confronto puntando sull’astensionismo piuttosto che spiegare le proprie ragioni e lottare per affermarle. Si è riscoperto l’interesse per i beni comuni e per un progetto di futuro per l’Italia che esca dalle cricche, dalle caste, delle emergenze e dalla precarietà. Cambia il modo di scegliere chi si candida a governare, a partire dalle città: adesso il punto da cui ripartire è proprio questo. Resta da capire chi sarà capace di raccogliere questa sfida e trasformarla in una politica concreta.