Per Berlusconi “non è una situazione da Paese civile”. E Bersani apre ad Alfano
“Non è vita non poter alzare il telefono e parlare liberamente e poi vedere le conversazioni sui giornali il giorno dopo, senza che ci sia nulla di penalmente rilevante. Non è un Paese civile quello in cui non c’è garanzia dell’inviolabilità delle conversazioni telefoniche che poi appaiono sui giornali senza che abbiano un risvolto penale. Su questo credo che possano concordare tutti”. A dirlo è il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, intervenendo sul tema delle intercettazioni che in riferimento all’inchiesta sulla cosiddetta P4 ha avuto una vasta eco sui giornali. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha affermato che l’esecutivo tornerà allo studio del ddl mediato un anno fa con i finiani.
E sull’opportunità di varare norme che disciplinino la pubblicazione delle intercettazioni non è apparso del tutto contrario il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, il quale ha spiegato che un disegno di legge “è nella logica delle cose”. “La nostra posizione, a firma Finocchiaro-Casson, porta il problema alla fonte, determina meccanismi per cui non vengano divulgate intercettazioni che non ha senso divulgare. Su questa impostazione noi siamo pronti a qualsiasi confronto”, ha chiarito. Aggiungendo però che “non potremmo invece mai accedere a soluzioni che incidono sulla formazione della prova, e neppure su un bavaglio ai divulgatori, ai giornalisti. Per noi ci deve essere un discrimine tra le intercettazioni che possono essere utilizzate e altre che vanno distrutte”.