Dopo Silvio i delfini salteranno sulla balena? | T-Mag | il magazine di Tecnè

Dopo Silvio i delfini salteranno sulla balena?

La successione è complicata, ma qualcosa si muove. Vanno in onda prove tecniche di post berlusconismo

Prove tecniche di post berlusconismo. C’è chi si muove nell’ombra, o almeno così sembra a leggere certe indiscrezioni. C’è pure chi detta l’agenda in vista di una decisione che, in prospettiva, appare inevitabile: quale candidato premier per il centrodestra nel 2013? Berlusconi la sua, l’avrebbe già detta: Angelino Alfano. Ma c’è di più. La questione va ben oltre la persona, riguarda piuttosto una fase e il suo superamento. Procediamo con ordine.
Sul nome del futuro candidato, ammesso che Berlusconi si tiri sul serio fuori dai giochi, pare esserci una linea comune. Tanti nel Pdl auspicano l’istituto delle primarie per la scelta della leadership. L’ultimo in ordine di tempo è stato Ignazio La Russa, che le ha definite “lo strumento migliore”. Venerdì invece, quando il premier aveva reso noto a mezzo stampa il suo endorsement per il segretario del partito, Roberto Formigoni e Gianni Alemanno, pur esaltando la figura di Alfano, si erano detti favorevoli all’uso delle primarie. Un po’ come a volere la botte piena e la moglie ubriaca.
È stato lo stesso Angelino, da Mirabello, ad accomodare gli animi più riottosi del Pdl: “Il futuro candidato premier dovrà essere scelto dai nostri elettori, con le primarie. A parte quella di Berlusconi, non esiste nessun’altra leadership che si possa consacrare senza il consenso della gente. E non è detto che il segretario debba coincidere con il candidato premier”.
L’altro aspetto riguarda un dibattito molto in voga nelle ultime ore tra le file del centrodestra: dare vita e forma entro i nostri confini ad un progetto che racchiuda i valori del Partito polare europeo. In questo senso, peraltro, andrebbe la dipartita di Andrea Ronchi, Adolfo Urso e Pippo Scalia da Fli. La Repubblica riferisce di un vertice segretissimo a Roma (neanche troppo, a questo punto) organizzato dalla Segreteria di Stato vaticana (perciò in conflitto con la Cei) che ha coinvolto rappresentanti dell’associazionismo cattolico, ma anche politici (le Acli, il Movimento Cristiano Lavoratori e la Cisl ad esempio, poi Beppe Pisanu (Pdl), Giuseppe Fioroni (Pd), Cesa, Buttiglione e Binetti dell’Udc) volto alla discussione della realizzazione “di un nuovo partito, un Ppe nazionale o la possibilità di organizzare un fronte politico trasversale a sostegno dei valori cattolici”. Una “Cosa bianca” in chiave moderna, suggerisce il giornale diretto da Ezio Mauro. E pare che, a determinate condizioni, il se mai venturo soggetto politico possa sostenere l’azione di Alfano (il cattolico beneducato che vuole rifare la Dc, come sentenziava qualche giorno fa Linkiesta). Ma anche in questa circostanza si rende necessaria una premessa. Alfano non parla per caso quando apre a tutti i moderati del centrodestra. Il Cavaliere ha illustrato l’eredità in due distinte occasioni: il recente Consiglio nazionale del Pdl e l’ormai famosa intervista a Repubblica.
La “cosa bianca” è in cantiere, ma difficilmente il presidente del Consiglio lascerà ad altri una tale indebita appropriazione. Cosicché un giorno si dirà che l’artefice del superamento del berlusconismo è Berlusconi stesso.

 

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