Una sola domanda al Cav: perché non parli? | T-Mag | il magazine di Tecnè

Una sola domanda al Cav: perché non parli?

Uno strano silenzio, mentre i mercati impazziscono e la crisi finanziaria sconvolge le borse

Il silenzio assordante del premier ha scandito le ore convulse di queste giornate. Non è la prima volta. Passarono dei giorni prima che Berlusconi si pronunciasse sulla batosta elettorale rimediata dal centrodestra alle amministrative di maggio. Qui a T-Mag tentammo una sorta di esperimento: misurare il tempo trascorso dall’ultima dichiarazione prima del voto. Arrivammo a contare cento ore di silenzio. Stavolta non si è giunti a tanto, ma il clima certamente più nefasto avrebbe imposto una reazione fulminea. Il tracollo della Borsa, gli attacchi speculativi, la tenuta del nostro Paese rispetto ai partner della zona euro: tanti gli interrogativi a cui il presidente del Consiglio avrebbe dovuto rispondere.
Ci siamo svegliati martedì mattina leggendo su diversi giornali editoriali dello stesso tenore. Perché Berlusconi non parla? “Nella drammatica giornata vissuta ieri dall’Italia e scandita dagli indici negativi delle Borse del mondo dovuti ai dubbi sulla tenuta del nostro Paese, il silenzio di Berlusconi è parso pesante, incomprensibile e destabilizzante. E quando all’ora di pranzo la cancelliera Merkel ha chiesto al governo italiano di approvare sollecitamente la manovra finanziaria, era come se l’intera Europa dicesse a Roma: se ci siete, battete un colpo”, ha scritto non a caso La Stampa. Le cronache giornalistiche hanno riferito del contenuto della telefonata avvenuta domenica (ma svelata soltanto nella giornata di lunedì) tra Angela Merkel e Berlusconi, non sapendo però quali iniziative il premier avrebbe garantito alla cancelliera tedesca che gli chiedeva di provvedere quanto prima all’approvazione della manovra. E pur di salvare il salvabile maggioranza e opposizione sembrano ben disposte a collaborare, recependo l’input tedesco ma ancor di più il monito del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Di cui, l’indomani, Berlusconi ha fatto sue le considerazioni affidando ad una lunga nota diffusa da Palazzo Chigi la “rottura” del suo silenzio: “Dobbiamo essere uniti, coesi nell’interesse comune, consapevoli che agli sforzi e ai sacrifici di breve periodo corrisponderanno guadagni permanenti e sicuri. Questa deve essere oggi la nostra risorsa fondamentale”.
Ciò non toglie, tuttavia, che da un premier incline alla risposta rapida sarebbe stata auspicabile una altrettanto repentina presa di posizione in una circostanza simile, considerata l’instabilità dei mercati e l’aggravarsi di una situazione che si è abbattuta inesorabilmente sull’Italia.

 

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