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Totosenatori a vita. A chi tocca il laticlavio?

Panorama lancia la candidatura di Riccardo Muti. Ma in lista ci sono già Pannella e Macaluso

“Muti è patrimonio dell’umanità, è una personalità invidiata da tutto il mondo e che tutto il mondo si (e ci) contende. L’Italia gli deve il riconoscimento riservato a chi ha ‘illustrato la Patria per altissimi meriti’, come recita l’articolo 59 della nostra Costituzione in cui si fissano i principi per la nomina di senatore a vita”. Panorama gongola per una recente intervista concessa dal maestro Riccardo Muti e da alcuni giorni sta lanciando il suo appello al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al fine di conferire al famoso direttore d’orchestra una tale onorificenza. Non è il primo giornale a proporre una iniziativa del genere.
Tempo addietro, era il 2005, Il Riformista lanciò la candidatura del rabbino capo emerito di Roma, Elio Toaff. L’appello di Panorama, intanto, pare stia raccogliendo consensi bipartisan, da Vendola (“Per quella che era l’intenzione di chi ha immaginato i senatori a vita, Riccardo Muti, protagonista della cultura e dell’arte nel mondo è naturalmente meritevole e sarebbe solo contraddittorio non pensare a lui per una nomina che darà prestigio all’Italia”) a Formigoni. L’unico dubbio, malizioso altroché, è capire se davvero Panorama ha preso in considerazione qualsiasi evenienza. Perché è fuori discussione che anche i senatori a vita esercitino un peso enorme, al momento opportuno. Basta chiedere a Prodi, salvato più volte dai loro voti. A cominciare dalla fiducia ottenuta dal suo governo nel maggio 2006 che fece gridare allo scandalo Silvio Berlusconi.
Il tempo delle candidature, però, non si esaurisce qui. Recentemente si era detto di Emanuele Macaluso (da maggio direttore del Riformista) e nelle ultime settimane si è fatto insistentemente il nome di Marco Pannella, la cui ipotesi il presidente della Repubblica potrebbe non disdegnare affatto. Riccardo Muti, tuttavia, si è reso protagonista di un precedente. A inizio giugno, infatti, ha rinunciato alla cittadinanza onoraria di Roma per via di un ritardo – tutto politico – dell’assemblea capitolina che si sarebbe dovuta esprimere sulla questione.
Insomma, chiunque abbia a cuore la candidatura di Muti a senatore a vita deve tenere conto del tempo a disposizione del maestro. Se non altro per evitare che poi gliele “suoni” come già successo con Alemanno.

 

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