In difesa della civiltà del “lei”
Ecco perché difendo la civiltà del «lei»
È da condividere, ovviamente, lo sfogo recente di Beppe Severgnini che — su Sette—dice il suo «fastidio per l’insopportabile dilagare del “tu” sempre e comunque». Per quanto conta, io pure tendo istintivamente a irrigidirmi se qualcuno con cui non ho confidenza mi interpella con il «tu»; e mai penserei di fare altrettanto con lui. Dunque, mi è stata dura essere giovane nel Sessantotto, in cui sembrava tornato il tempo di Achille Starace che aveva abolito il «lei». Quel gerarca in camicia nera imponeva il «voi», mentre i figli dei borghesi in eskimo, travestiti da proletari, ti sprangavano se non usavi il «tu».
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